Iraq. Un altro anno a fianco delle donne

20 February 2017, 16:03

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Chiusa la II fase del progetto “Zhyan” (Vita), programma pluriennale di assistenza sanitaria e psico-sociale per le donne irachene e siriane in Iraq, sostenuto dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) e portato avanti dall’organizzazione italiana Un ponte per…

 

Erbil, 20 febbraio 2017 – Visite ginecologiche, assistenza pre e post-natale, consulenze, ecografie, incontri di sensibilizzazione e conoscenza dedicati alla protezione delle donne e dei loro bambini: questo il cuore del nostro progetto “Zhyan” (Vita), attivo nella regione del Kurdistan iracheno ed in particolare nell’area di Erbil.

Il progetto, sostenuto dalla Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) e dalla Tavola Valdese Ufficio Otto per Mille, è stato lanciato nel 2015 e si è appena concluso.

Oltre 6mila le donne assistite per garantire loro alti standard di salute riproduttiva, e 300 coloro che hanno usufruito di programmi di sostegno psico-sociale, attraverso la creazione di 4 cliniche dedicate alle donne sfollate irachene, rifugiate siriane e curde della comunità ospitante, per garantire loro servizi di base nonostante le terribili condizioni di sfollamento che le accomunano dopo essere fuggite da guerra e violenza.

Inaugurate in occasione della Giornata Internazionale della Donna, l’8 marzo 2015, le cliniche vedono la presenza di personale altamente specializzato e sono state supportate dal lavoro di un’Unità mobile attrezzata con strumentazioni e medicinali, che si è mossa tra i campi profughi per intercettare i bisogni delle donne che vi hanno trovato rifugio.

In seguito al lancio dell’offensiva per la liberazione di Mosul nell’ottobre 2016 e alla conseguente fuga di numerose famiglie, l’Unità mobile del progetto ha esteso il suo lavoro anche ai campi allestiti per far fronte alla nuova ondata di emergenza, ed in particolare in quelli di Dibaga e Hasansham, nel Governatorato di Erbil.

Nelle cliniche di Kasnazan, Ashti, Shaqlawa e Khabat, così come nell’Unità mobile, hanno lavorato dottoresse, infermiere ed operatrici specializzate, che a loro volta hanno subìto condizioni di sfollamento: un valore aggiunto per chi si è rivolto alla loro consulenza, in grado di superare barriere linguistiche e culturali.

Le principali patologie affrontate riguardano l’intero spettro della salute riproduttiva femminile, oltre al sostegno psico-sociale per fenomeni di violenza domestica e matrimonio precoce.

La terza fase del progetto, che sarà portato avanti nel corso del 2017, è in partenza grazie al sostegno di AICS, della Tavola Valdese Ufficio 8×1000, della Provincia Autonoma di Bolzano e di CCFD – Terre Solidaire.

Tre delle quattro cliniche resteranno attive, e l’Unità mobile proseguirà il suo lavoro nei nuovi campi per sfollati interni iracheni di Hasansham e Khazer, nel Governatorato di Erbil.