Rivoluzioni Violate: diritti umani in Medio Oriente

13 Gennaio 2017, 14:06

Offrire un quadro della situazione relativa agli attivisti che si battono per la difesa dei diritti umani nella regione Mediterranea; difendere chi difende quei diritti, fornendo uno strumento conoscitivo importante attraverso analisi, voci, testimonianze dirette: è questo lo scopo principale del libro a cura della testata online Osservatorio Iraq – Medio Oriente e Nord Africa e di Un ponte per…., appena dato alle stampe grazie alla collaborazione con le Edizioni dell’Asino.

Rivoluzioni Violate. Cinque anni dopo: attivismo e diritti umani in Medio Oriente e Nord Africa” il titolo del volume, da oggi acquistabile online sul nostro sito e su quello delle Edizioni dell’Asino.

Un lavoro che nasce da una doppia esigenza: quella di Un ponte per…. di fornire uno strumento orientativo nell’ambito del suo lavoro per la protezione degli Human Rights Defenders (HRDs) in Egitto, in Iraq e in tutta la regione Mediterranea; e quella di Osservatorio Iraq, di colmare un vuoto lasciato dalla narrazione mediatica mainstream rispetto a quei paesi che sono stati protagonisti delle cosiddette “Primavere arabe”.

Cosa è accaduto quando i riflettori si sono spenti? Qual è stato il destino dei tanti attivisti e delle loro rivendicazioni, 5 anni dopo la primavera del 2011, che vide esplodere il malcontento popolare in molte piazze del mondo arabo?

Il libro tenta di ripercorrere la storia di questi anni recenti, partendo dalla Tunisia e dall’Egitto, che furono scintilla di quella imponente “reazione a catena”, ma toccando anche contesti passati in secondo piano, di cui pochissimo si è parlato , allora come oggi. Dalle piazze in Iraq che rivendicavano – oggi come ieri – la fine del sistema statale settario e del regime di corruzione dilagante, a quelle del Marocco, dove un abile meccanismo di riforme messo rapidamente in piedi dalla monarchia ha smorzato l’impeto delle proteste popolari; passando per la Libia, unico caso di intervento internazionale scatenato con l’espediente della “responsabilità di proteggere i civili”, e per la Palestina, dove un movimento giovanile ha tentato per quasi tre anni di far sentire la propria voce contro l’occupazione israeliana, ma anche contro un’autorità interna spesso corrotta ed inefficace. Arrivando naturalmente alla Siria, dove l’anelito alla libertà della popolazione si è presto tramutato in una terribile guerra civile che insanguina ancora oggi il paese, con catastrofiche conseguenze in termini di perdite di vite umane ed emergenza umanitaria.

A fianco alle analisi che ripercorrono il quadro delle violazioni poste in essere in questi paesi negli ultimi anni, e delle battaglie passate in sordina di società civili ancora incredibilmente attive, troviamo le voci dal campo degli attivisti e delle attiviste che hanno continuato a battersi per dignità, diritti e libertà, spesso pagando queste legittime rivendicazioni con il carcere, la repressione o, peggio, la vita.

Un quadro allarmante quello presentato nel libro – che presenta un’introduzione a cura di Marina Calculli ed una prefazione curata da Francesco Martone, responsabile advocacy di Un ponte per… –  che fa luce su una situazione della quale troppo spesso i governi occidentali si sono resi corresponsabili.

In un contesto di “guerra globale al terrorismo” tanto si è sacrificato in termini di libertà e agibilità, pur di garantire una stabilizzazione dell’area costata la vita a tanti attivisti e, da ultimo, al ricercatore italiano Giulio Regeni, che di questa pubblicazione è stato l’involontario ispiratore.

 

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