L’argento vivo ezida. La strada che porta da Dohuk a Duino

20 Gennaio 2017, 13:22

Un amico ezida ci ha detto: non siamo abituati a chi ci offre delle opportunità, dopo tante persecuzioni. E invece questa volta un’opportunità importante per un piccolo gruppo di giovani adolescenti ezidi ci sarà.

Grazie ai Collegi del Mondo Unito sono in corso in questi giorni in Iraq le prime selezioni trasparenti ed aperte per dare la possibilità di inviare più di un giovane iracheno, tra i 16 ed i 18 anni, a studiare in Italia, a Duino vicino Trieste o in un altro dei 16 Collegi sparsi nel mondo.

Le selezioni sono dedicate quest’anno a borse di studio per ragazze e ragazzi delle minoranza ezida. La Regione Friuli Venezia Giulia ha deciso di sostenere una borsa di studio presso la prestigiosa scuola triestina. I Collegi internazionali lavoreranno per finanziare altre borse. Si spera di poter mandare almeno 5 studenti e fargli seguire, in Italia o altrove, gli ultimi 2 anni di scuola superiore.

Un ponte per… ha messo a disposizione l’infrastruttura logistica, le risorse umane e materiali per realizzare le selezioni.

Sia perché l’organizzazione crede fermamente in tutte le iniziative che possano garantire un futuro all’Iraq e agli iracheni, sia per la fortunata coincidenza che alcuni ex studenti dei Collegi sono operatori della nostra Ong.

E nonostante i continui black out ed il gelo di questi giorni sull’altopiano curdo, si sono svolte a Dohuk, nel nord Iraq, le selezioni dopo la pubblicazione del bando e la sua diffusione tra tutte le Ong e le organizzazioni sociali della comunità ezida.

E’ stato un percorso complesso perché la minoranza ezida in gran parte è sfollata dal 2014 – dopo la conquista da parte di Daesh (Stato Islamico) delle aree da loro abitate nel paese – e pochissimi sono rientrati nelle loro case. Molti ragazzi hanno perso anni di scuola, molti i casi di giovani donne rapite. Molti hanno dovuto abbandonare gli studi per lavorare e sostenere le famiglie.

Tra gli sfollati tantissimi vivono nelle tende dei campi profughi da 2 anni. Si parla da queste parti normalmente di “lost generations”, le generazioni perdute che non hanno potuto seguire un normale percorso educativo ma hanno subito la guerra e le sue conseguenze.

Il bando è però circolato tantissimo e in pochi giorni, con un ampio tam tam sui social network e tra le organizzazioni ezide. Trenta ragazze e ragazzi si sono presentati per cogliere quest’opportunità. E tra loro dei grandi tesori da scoprire. Giovani donne con l’argento vivo addosso. Che sono fuggite dalle tenebre della persecuzione di Daesh e ti dicono candidamente di vivere in una tenda da 2 anni. E di amare lo studio, i libri, l’arte. Di aver imparato l’inglese più con i loro cellulari che con le scuole dei campi profughi. Di sognare di poter fare tante attività e di non poterlo fare, purtroppo, perché hanno perso tutto e sono in una situazione economica difficile. Ma non pensano di arrendersi.

In molti fanno volontariato nei campi per aiutare chi ha bisogno o sta peggio di loro. Altri si impegnano in politica o nella musica e nello sport. Alcuni sono orgogliosi di aver vinto un campionato di basket. In molti, tra i migliori, non odiano ma sperano in un futuro di pace e convivenza per il loro paese. Ed è a loro che cercheremo di dare questa opportunità. Perché possano diventare un domani testimoni di pace e di solidarietà come insegnano i Collegi.

L’Iraq oggi non ha bisogno di un’altra valanga di aiuti umanitari che, come accaduto dopo il 2003, crei fiumi inarrestabili di corruzione e diseguaglianza. Gli iracheni hanno bisogno di costruire una nuova generazione non forgiata dall’odio e dalla violenza della guerra. E ci sono centinaia di giovani che sperano che il loro paese cambi.

Molti di loro desiderano, dopo un’esperienza di studio in un Collegio, tornare a casa loro ed essere d’aiuto. Uno dei giovani studenti incontrati, che vive ora in una tenda di un campo profughi, ci ha detto che vuole studiare ingegneria perché deve tornare a Sinjar, dove la persecuzione agli ezidi è cominciata, per ricostruire la sua città. E renderla più bella.

Come la luce degli occhi di queste ragazze e ragazzi. A cui nessun deve più togliere il futuro.

Domenico Chirico – Un ponte per…

 

Foto: Pierluigi Giorgi