Missione a Lesbo

1 Gennaio 2016, 12:24

Nel 2015 sono state circa 350.000 le persone che, in fuga dalla Turchia, sono sbarcate sulla piccola isola di Lesbo, in Grecia.

Qui, nella totale assenza di strutture e meccanismi di accoglienza formale, è andato creandosi un grande esperimento di volontariato e attivismo dal basso: un mese dopo l’altro centinaia di persone da tutto il mondo sono arrivate a Lesbo per auto-organizzare l’accoglienza e sostenere i migranti in fuga, provenienti da Iraq, Siria, Afghanistan e Pakistan.

Il 2 gennaio 2016 una prima delegazione di 9 attivisti di Un ponte per… è partita alla volta di Lesbo, dove ha dato il suo contributo nell’accoglienza.

Siamo tornati pochi mesi dopo con la presenza stabile di un nostro operatore, che è rimasto a Lesbo per 3 mesi organizzando 4 staffette di volontari che si sono alternati per lavorare sulle coste e nei magazzini di smistamento degli aiuti.

Fino a quando, il 20 marzo 2016, è stato siglato l’accordo tra UE e Turchia, cambiando lo scenario: i campi informali costruiti dai volontari sono stati sgomberati, sono iniziate le deportazioni forzate di migranti verso la Turchia, e gli sbarchi a Lesbo si sono fermati.

Per questo motivo ci siamo interrogati su come proseguire il nostro lavoro. Abbiamo trascorso un mese ad Atene per seguire i migranti che hanno a lungo alloggiato al Pireo.

Molte persone erano lì in attesa di un’ulteriore tappa ed abbiamo scelto di “accompagnarli” con il “Solidarity Van”.