Emergenza Siria, il 50% dei profughi in Giordania sono bambini

27 Agosto 2013, 13:18

Il 50 per cento dei rifugiati che dalla Siria sono scappati in Giordania sono bambini. È a loro e alle donne a cui si dedica ”Un ponte per…” ong italiana che ad Amman collabora con il Jordanian Women’s Union, un’organizzazione locale che ha 20 anni di esperienza con rifugiati e donne vittime di violenze. E un “Ponte per…” lavora lontana da Zaatari, il più grosso campo profughi del Paese. Lo fa per dare assistenza a chi ha trovato un riparo altrove perché questo, spiegano, è più in linea con i loro principi. Tra i disperati hanno scelto i più fragili: donne e bambini. “L’80 per cento dei profughi vive lontano dai campi. È a loro che rivolgiamo il nostro aiuto”, spiega Alice Massari, a capo della missione ad Amman. In molti scappano dal grande campo profughi anche per situazioni di tensione che ogni tanto affiorano al suo interno.

La Jordanian Women’s Union dà assistenza legale e sanitarie a donne e bambini che bruciano la frontiera per entrare in Giordania. Non per questo chiudono la porta anche a uomini che hanno richiesto assistenza. Oltre ai nuovi arrivati, i siriani, la Jordanian Women’s Union si prende cura anche delle donne irachene scappate dal conflitto cominciato nel 2003, spesso ancora sotto la loro tutela. Perché in Iraq come in Siria, sono le categorie più fragili quelle al momento meno coperte. Le lacune più grandi riguardano i kit igienici e i luoghi dove trovare un riparo, dice il coordinamento delle ong internazionali in Giordania. E a questo si aggiungono i problemi di verifica delle condizioni di salute e l’accesso all’acqua.

Mentre l’afflusso verso la Giordania, secondo stime ancora non ufficilai visionate dall ong impegnate sul territorio, inizia a diminuire (senza comunque mai fermarsi) e ad est, sul fronte iracheno, che la situazione si sta surriscaldando. Alcuni operatori di “Un ponte per…” sono ora impegnati in una missione sul campo per rendersi conto di quanto sia consistente il fiume di persone che cerca nuove strade per fuggire dalla guera. Ma l’impressione è che sia inversamente proporzionale alla diminuzione di arrivi in Giordania. Segno che i profughi continuano ad arrivare come senza sosta.

 

Tratto da RedattoreSociale.it del 26 agosto 2013