Le Paludi irachene sono Patrimonio dell’Umanità!

20 Luglio 2016, 16:49

Un grande successo dopo 4 anni di battaglie degli attivisti iracheni: UNESCO inserisce le Paludi mesopotamiche irachene nella lista dei siti Patrimonio dell’Umanità.

Congratulazioni al popolo iracheno e a tutti coloro che si sono impegnati nella protezione del patrimonio ambientale e culturale della Mesopotamia: grazie a loro le Paludi irachene sono state ufficialmente riconosciute dall’UNESCO come patrimonio dell’umanità.

Le conclusioni sono state approvate nel pomeriggio del 17 luglio 2016, nel corso della 40ma sessione di riunione del World Heritage Committee, ospitata ad Istanbul.

Le Paludi del sud dell’Iraq sono costituite da 7 elementi: i 3 siti archeologici delle città di Uruk, Ur e Tell Eridu (le rovine delle città sumere e degli insediamenti che si svilupparono nel sud della Mesopotamia tra il IV e il III secolo a.C.) e 4 aree naturali. Si tratta di un complesso unico, anche dal punto di vista ambientale, in un luogo estremamente caldo e arido come l’Iraq.

L’inclusione delle Paludi irachene e dei suoi siti archeologici non rappresenta comunque la fine del nostro lavoro: ma lo consideriamo il punto di partenza nella lunga strada verso la preservazione del patrimonio culturale della Mesopotamia. Un patrimonio culturale e ambientale di eccezionale valore, che appartiene a tutta l’umanità. Ogni eventuale danno rappresenterebbe un’enorme perdita per tutto il mondo.

Secondo l’articolo 4 della Convenzione sulla protezione del Patrimonio Culturale e Ambientale Mondiale (1972) è ora responsabilità del governo iracheno assicurare l’identificazione, la protezione, la conservazione del patrimonio culturale e ambientale del suo territorio, tramandandone la conoscenza alle generazioni future.

Il governo iracheno deve anche, in accordo con lo stessa Convenzione, intraprendere azioni concrete per proteggere questo patrimonio e adottare una politica generale che abbia come obiettivo quello di attribuirgli una funzione nella vita della società irachena, dal nord al sud, dall’est all’ovest, e di integrarne la protezione all’interno di programmi comprensivi e specifici.

Secondo l’articolo 6 della Convenzione, la protezione del Patrimonio dell’Umanità richiede cooperazione tra tutti i membri della Comunità internazionale, e per gli Stati parte del trattato è d’obbligo la collaborazione nell’identificazione, protezione, conservazione e presentazione del suddetto patrimonio, così come assicurarsi che non siano intraprese misure che possano causargli danni diretti o indiretti.

A questo proposito, chiediamo al governo iracheno di aprire immediatamente un dialogo con Turchia e Iran per porre fine alla costruzione delle dighe sul fiume Tigri e i suoi affluenti, come la diga di Daryan – attualmente in costruzione da parte dell’Iran sul fiume Sirvan (chiamato Diyala in Iraq) – o quella di Ilisu, che la Turchia sta costruendo lungo il Tigri, dal momento che il loro impatto avrebbe effetti distruttivi dal punto di vista ambientale in Iraq e nelle Marshlands, come dimostrato da numerosi studi effettuati. Inoltre, facciamo appello al Governo del Kurdistan iracheno e a quello centrale iracheno per una piena ed integrata coordinazione tra loro rispetto alla gestione dei loro corsi d’acqua, con particolare riguardo all’accesso all’acqua e alla costruzione di infrastrutture, dal momento che spetta a loro garantire l’afflusso di acqua (in quantità e qualità) al sud del paese.

Inoltre, è necessaria la cooperazione internazionale per garantire un’equa distribuzione delle acque con i paesi vicini – Turchia e Siria – per garantire che il fiume Tigri, le Paludi irachene e il fiume Eufrate ricevano il necessario afflusso di acque.

Dal 2012 la Campagna Save the Tigris and Iraqi Marshes ha lavorato per assicurarsi sostegno, in Iraq e a livello internazionale, per l’inclusione delle Paludi nella lista dei siti Patrimonio dell’Umanità. Una delle sue prime attività è stata la petizione indirizzata all’UNESCO a questo proposito, che ha riscosso larga attenzione internazionale.

La petizione è stata diffusa ampiamente in Iraq ed ulteriori campagne si sono basate su di essa. Negli anni passati, insieme ai nostri partner, la campagna ha elaborato dichiarazioni, raccomandazioni e inviato lettere aperte al governo iracheno, organizzando numerosi incontri di advocacy e attività che hanno influenzato positivamente il processo che ha portato all’inclusione delle Paludi nella lista UNESCO. Durante l’intero processo, la nostra campagna ha sempre fatto appello alla trasparenza: ha lavorato duramente perché la questione delle Paludi entrasse nell’agenda politica del governo iracheno e in quella dell’UNESCO, e questo grande successo ne è il risultato.

Crediamo che la società civile e le comunità locali abbiano un ruolo molto importante da giocare nella preservazione del patrimonio culturale della Mesopotamia, e in particolare delle Marshlands. Per questo, chiediamo al governo iracheno di collaborare con noi in piena trasparenza. Facciamo appello alla società civile irachena perché si unisca e lavori insieme a noi per proteggerlo, e per trasmetterlo alle future generazioni.

La coalizione Save the Tigris and Iraqi Marshes:

Iraqi Civil Society Solidarity Initiative (ICSSI)
Humat Dijla (Iraq)
Ma’aluma Information Center (Iraq)
Iraq Social Forum (Iraq)
Waterkeepers Iraq (Iraq)
Al Messala (Iraq)
People of Iraq’s Campaign to Save the Tigris (Iraq)
Tammuz Organization for Social Development (Iraq)
Initiative to Keep Hasankeyf Alive (Turkey)
Corner House (United Kingdom)
Gegenstroemung/Countercurrent (Germany)
Environmental Defenders Law Center (USA)
Un ponte per… (Italy)