Al confine tra Grecia e Turchia, dove muore l’Europa (e l’umanità)

3 March 2020, 13:09

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Ciò che sta avvenendo in queste ore al confine tra la Grecia e la Turchia rappresenta una delle pagine più nere della storia dell’Unione Europea.

Il ricorso alla violenza delle forze di polizia e della Guardia Costiera ellenica contro persone, tra cui tantissimi bambini e bambine, in fuga da una feroce guerra, nega l’essenza stessa della ragione di esistere dell’Europa. 

Il pestaggio di operatori dell’informazione e delle Ong a Lesbo da parte di picchiatori fascisti è il frutto avvelenato della criminalizzazione della solidarietà  e della sottovalutazione dei pericoli rappresentati dall’estrema destra razzista e xenofoba.

L’utilizzo vergognoso di masse di profughi e profughe da parte del Presidente turco Erdogan  per costringere l’Europa a sostenere la sua aggressione criminale alla Siria, è anch’esso il frutto della miopia dei governi europei, che hanno delegato al regime di Ankara, coprendolo di soldi, il compito di contenere milioni di persone disperate in fuga dalla guerra.

L’Unione Europea, e il governo italiano con essa, continua a non attuare le risoluzioni sulla vendita di armi alla Turchia approvata più volte dal Parlamento europeo, mentre la NATO solidarizza con le truppe d’invasione della Turchia responsabile dell’attuale catastrofe umanitaria in Siria.

Due milioni di persone  sono in fuga dall’area di Idlib, dove ai bombardamenti russi e del regime siriano  si sommano quelli dell’artiglieria turca in un gioco di ritorsioni che riduce la popolazione civile siriana in carne da macello o in ostaggio degli sporchi giochi di guerra.

Chiediamo di fermare immediatamente le operazioni di guerra in modo da poter soccorrere la popolazione stremata dal freddo e dalla fame anche attraverso corridoi umanitari garantiti dalla comunità internazionale.

Occorre un piano straordinario di aiuti verso questa massa di persone, sottraendole al gioco dei ricatti tra Stati e mettendo al centro il loro diritto a non morire di stenti, annegate o sottoposte alla violenza della repressione poliziesca.

Occorre aprire le frontiere e fermare chi quelle fughe sta provocando.

Un Ponte Per aderisce al presidio indetto a Roma per domani, mercoledì 4 marzo alle ore 17.00 in piazza Santi Apostoli nei pressi della delegazione in Italia della Commissione Europea, ed invita tutte e tutti a partecipare.

Non è più tempo di restare a guardare, ma di schierarsi dalla loro parte.

Il Comitato Nazionale di Un Ponte Per