Iraq. Il cammino di Un Ponte Per a fianco alle donne di Bashiqa

26 March 2021, 17:29

Sorry, this entry is only available in Italian. For the sake of viewer convenience, the content is shown below in the alternative language. You may click the link to switch the active language.

Stiamo intervenendo in Iraq per garantire alle donne servizi sulla salute mentale, violenza di genere e salute riproduttiva attraverso un poliambulatorio e 3 centri di salute primaria.

Amina ha 24 anni, Ghaada soltanto 4. Vivono a Bashiqa, uno dei distretti del Governatorato di Ninive in Iraq.
Fu una falsa accusa verso il marito a far crollare il mondo addosso ad Amina. Infatti iniziò a circolare la voce che il marito della donna fosse un affiliato Daesh. L’uomo, estraneo alle accuse, aveva deciso comunque di scappare.
Amina cercava di fermarlo, certa che sarebbe andato tutto bene vista la sua innocenza.

Ghaada ama correre e giocare, solo che quando poi è ora di smettere, per mangiare o dormire, non ci riesce. Troppo vivace.
Sua madre è preoccupata, Ghaada è manesca con il fratellino più piccolo e a volte perde il controllo durante le occasioni pubbliche, gridando o togliendosi i vestiti.

A Bashiqa prima dell’occupazione di Daesh abitavano circa 117.000 persone, in maggioranza Ezide e Shabak, alle quali si aggiungevano le minoranze cristiano-assire e arabo-sunnite. Nel giugno 2014 la maggioranza dei residenti è costretta a fuggire di fronte all’occupazione. Solo a novembre 2016 la città viene liberata dalle unità Peshmerga (KRG). Ghaada ancora non era nata, sua madre racconta che era già nei suoi pensieri durante quel periodo terribile. Amina ricorda tutto benissimo invece.
Alla fine convince suo marito a non fuggire, ma questo le costa carissimo. Suo marito viene portato via dalla polizia e per due anni non ne sa più nulla. Amina è divorata dai sensi di colpa: non dorme più la notte e fa continuamente incubi, perfino da sveglia. La donna ha paura del futuro e nessuno intorno a lei riesce a farla sentire meglio.

Anche la madre di Ghaada è disperata, la sua bambina è testarda oltre ogni dire e nonostante i suoi sforzi non dà segni di miglioramento. Un medico un giorno le dice che Ghaada potrebbe essere iperattiva. La donna non sa più che cosa fare e subisce una forte frustrazione.

Ma facciamo un passo indietro. Nel 2012 viene costruito un centro a Bashiqa, grazie agli aiuti raccolti tra la stessa comunità e a donatori privati. La struttura, pensata in origine come Centro Giovanile, finisce col diventare un centro polifunzionale con un asilo, un centro di formazione, uno aggregativo e uno spazio per le riunioni. Viene gestito da gruppi di volontari\e, giovani e adulti\e. Poi Daesh distrusse ogni cosa.

Già nei primi mesi del 2017 come Un Ponte Per tornammo in quei villaggi. Dopo aver effettuato le prime distribuzioni per rispondere all’emergenza, abbiamo identificato quello che era il problema più urgente: il presidio medico e il centro di salute materna erano stati gravemente danneggiati durante l’occupazione. Stessa sorte era toccata al poliambulatorio .
Alla fine del 2017 l’unico presidio medico esistente in tutta l’area era la casa di un dottore. Siamo riusciti a riallestire il vecchio centro, garantendo l’accesso gratuito ai servizi di salute riproduttiva e supporto psicosociale a chiunque ne avesse bisogno.

Amina col tempo si convince a rivolgersi al centro. Nonostante le titubanze iniziali, ha iniziato a un percorso con lo psicologo. Terapie vere e proprie, alternate a sessioni di supporto informale. Gradualmente ha iniziato a controllare l’ansia e l’insonnia, sviluppando tolleranza e accettazione di sé, smettendo di colpevolizzarsi. La luce sembra essere tornata a filtrare nella vita di Amina.

Un’altra nostra psicologa ha preso invece in carico Ghaada. Osserva la bambina, con pazienza. Non le sembra una bambina iperattiva, solo un po’ vivace come qualsiasi minore della sua età. Si convince a richiedere l’approfondimento di uno psichiatra.
Lo psichiatra ribalta il tavolo: Ghaada non è iperattiva, soffre di epilessia. Ha solo bisogno dei farmaci giusti per la sua patologia. La bambina comincia a migliorare a vista d’occhio, continuando parallelamente le sedute con la psicologa. Sua madre racconta come oggi sia diventata una bambina calma e attenta, e che anche lei come madre si sente più preparata a gestire le difficoltà, grazie al supporto ricevuto.

Dall’agosto 2017 abbiamo avviato, grazie al sostegno dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, un intervento di sostegno alla salute riproduttiva e al supporto psicosociale nella piana di Ninive, riaccompagnando letteralmente le persone alle loro case. Il nome del centro è cambiato in Ma’an Na’ud (Torniamo insieme), lo abbiamo completamente ristrutturato ed equipaggiato nel 2017, rendendolo uno spazio aperto alle persone e inclusivo. La sfida è stata quella di far fronte alla mancanza di infrastrutture, garantendo il diritto alla salute anche qui, nella città di Bashiqa.

Con il nostro intervento siamo riusciti ad assicurare:

  • sostegno psicologico e accesso alla salute riproduttiva per migliaia di famiglie di ritorno dalle zone in cui erano state sfollate;
  • rafforzamento delle capacità di sostegno psicosociale di oltre 100 persone tra operatori sociali, insegnanti e psicologi nelle scuole dell’area;  
  • formazione per medici e paramedici del Direttorato della Salute di Ninive sulla salute mentale, psicosociale e la violenza di genere.

 

Siamo riusciti poi ad allargare il nostro progetto. Abbiamo infatti allestito 3 centri di salute primaria (PHCCs) a Mosul e Hamdaniya (Nimrud) con attrezzature mediche e materiali monouso. Nonostante le molte difficoltà, abbiamo coronato poi un nostro sogno: abbiamo rimesso in piedi ed equipaggiato l’Ospedale Generale di Mosul ovest.

Il nostro centro a Bashiqa è diventato un punto di riferimento per le donne e le ragazze della zona, qualsiasi sia la loro comunità d’appartenenza.  

I servizi sono stati garantiti anche durante l’emergenza Covid-19, a distanza quando possibile, ma garantendo la visita in presenza per una serie di eccezioni, come ad esempio le visite ginecologiche per i casi a rischio. 

Nell’ultimo anno, il nostro centro polifunzionale Ma’an Na’ud di Bashiqa è riuscito a garantire servizi di salute mentale e psicosociale a 685 persone (di cui 621 donne) e visite mediche ginecologiche specialistiche a 1184 donne.

Le cure per la salute mentale e il supporto alla salute delle donne devono essere ovunque accessibili a tutte e a tutti. E devono essere continuative. Un percorso di supporto psicologico non può essere interrotto senza che ne vada della salute delle persone.

Per questo motivo, e solo grazie ai nostri sostenitori e alle nostre sostenitrici che hanno donato per supportare il nostro intervento in Iraq, siamo riusciti a non sospendere i servizi essenziali che altrimenti sarebbero stati interrotti tra una fase progettuale e quella seguente. Anche durante quei mesi, abbiamo garantito l’accesso a visite ginecologiche e le terapie di supporto mentale per oltre 200 persone (di cui 95% donne), continuando anche con la somministrazione gratuita dei farmaci. Senza pause.

La madre di Ghaada racconta sempre che non avrebbe mai sperato in un risultato simile per sua figlia. Amina invece durante la sua ultima seduta ci ha confidato: “Sento di essere rinata, sento di nuovo la speranza verso il futuro. Ho voglia di lavorare e di affrontare le sfide che la vita mi metterà di fronte. Ora trovo il tempo e la voglia di prendermi cura di me stessa, ma non dimenticherò il percorso che mi ha portato fin qui. Ormai sono abbastanza forte da capire quando arriva il momento di chiedere aiuto”.