Siria: l’ONU rinnova un solo passaggio per gli aiuti umanitari. Basterà?

13 July 2021, 12:01

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Il valico di Bab al Hawa è ancora salvo. Sarebbero state ​​oltre 1 milione le persone a serio rischio di malnutrizione in Siria se l’ONU non avesse esteso la risoluzione sugli aiuti transfrontalieri

 

La risoluzione che consentiva l’unico passaggio degli aiuti verso i territori del nord-ovest – non controllati dal governo centrale siriano di Bashar al Assad – e che scadeva il 10 luglio, è stata rinnovata venerdì scorso all’unanimità dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Vi avevamo raccontato qui
quali sarebbero stati i rischi del mancato rinnovo.

La nuova risoluzione 2585 continua a rendere operativo il punto di attraversamento di Bab al Hawa per un periodo di 6 mesi con l’aggiunta di 6 mesi aggiuntivi (potenzialmente fino al 10 luglio 2022) subordinati però all’emissione di un rapporto ‘sostanziale’ da parte del Segretario Generale delle Nazioni Unite.

Non possiamo che essere lieti/e di questa notizia, poiché la chiusura di Bab al Hawa avrebbe rappresentato una catastrofe.

Tre quarti della popolazione nel nord-ovest della Siria fa affidamento su aiuti esterni, l’85% dei quali secondo le Nazioni Unite arriva attraverso il valico di frontiera di Bab al-Hawa.

Ma sono moltissime le criticità che restano. Restano infatti chiusi i due valichi di Bab al Salam, a nord ovest, e di Al Yarubiyah, a nord est. L’accesso degli aiuti umanitari in Siria rimane quindi fragile, appeso a un filo, mentre nel territorio continua a mancare di tutto: cibo, farmaci, personale medico qualificato. La campagna vaccinale è in alto mare.

Sono mesi che ci battiamo – insieme alle altre organizzazioni che operano in Siria –
per dimostrare agli interlocutori istituzionali che lavorano nell’area ciò che sarebbe evidente a tutti/e e cioè che senza il passaggio di aiuti umanitari, e quindi con la chiusura anche di quest’ultimo valico, le zone della Siria non controllate dal governo di Damasco sarebbero in una situazione drammatica.

Tuttavia restano le preoccupazioni per le condizioni in cui continuano a vivere milioni di persone in Siria. I giochi geopolitici, gli interessi economici, i veti nel Consiglio di Sicurezza ONU – come quello della Russia (alleata di Assad) – che hanno causato la chiusura degli altri due valichi, si giocano sulla pelle della popolazione siriana.

Una popolazione che vive in casa da 10 anni con la guerra civile, che ha sopportato l’occupazione e il terrore di Daesh, la fame e le fughe in cerca di salvezza.
Il valico di Bab al Hawa resterà aperto e ciò ci fa tirare un respiro di sollievo. Rimangono però forti le preoccupazioni e la consapevolezza che l’estensione della risoluzione è a breve termine.

Intanto la scorsa settimana abbiamo ricevuto queste foto dal nostro staff sul campo in Siria. Le foto raccontano l’ultima distribuzione di medicinali che Un Ponte Per è riuscita a garantire nel Nord Est del paese.

 

 

Un TIR carico di vitamine e medicine: 20.800 confezioni di Zentius (vitamina D) e 15.000 di Stemox (antibiotico a largo spettro).

L’esaurimento delle scorte medicinali è una delle conseguenze più visibili della chiusura degli altri valichi transfrontalieri. Da quando il valico di Yarubiyah è stato chiuso dall’ONU, solo una manciata di spedizioni mediche sono arrivate nel Nord Est attraverso percorsi alternativi.

L’invio di medicinali è stato possibile grazie alla nostra collaborazione con Associazione Cooperazione e Solidarietà (Trieste), MezzaLuna Rossa Kurdistan Italia e Staffetta sanitaria. I medicinali sono stati donati da Italfarmaco e Stewart Italia.

Le pratiche per l’importazione hanno richiesto tempi lunghi ed un notevole sforzo organizzativo da parte dei nostri operatori e non poche sono state le difficoltà emerse, ma alla fine i medicinali sono arrivati a destinazione: verranno distribuiti nelle 33 cliniche, ambulatori ed ospedali che gestiamo insieme alla Mezzaluna Rossa Curda (KRC) sul territorio.

I nostri sforzi coprono le necessità di decine di migliaia di persone fornendo supporto soprattutto di carattere medico attraverso una copertura capillare sul territorio, da Derek a Menbij, da Kobane a sud, verso Deir ez Zor. Il nostro staff garantisce cure mediche specializzate e gratuite presso gli ospedali dei vari centri, in ambulatori disseminati in zone remote – in cui difficilmente questi servizi sarebbero fruibili – e in cliniche appositamente create all’interno di campi profughi.

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