Guerra in Ucraina: Libano rimane senza grano?

23 March 2022, 15:01

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L’impatto dell’invasione russa in Ucraina si riverbera in tutto il mondo e il Medio Oriente non fa eccezione. Il Libano, dopo due anni di crisi economica e umanitaria feroce, sta ora affrontando le conseguenze del conflitto. Situazione drammatica nei campi profughi.

 

Il Libano è sull’orlo di una crisi di sicurezza alimentare senza precedenti. L’Ucraina, com’era immaginabile, ha interrotto le sue esportazioni alimentari e le sanzioni ostacolano le esportazioni dalla Russia. In questo contesto cresce l’ansia internazionale riguardo alle scorte alimentari, scatenando un effetto domino che ferma le esportazioni su più ampia scala.

Il paese levantino importa il 66% del suo grano dall’Ucraina e il 12% dalla Russia. L’esplosione del porto di Beirut nel 2020 causò la parziale distruzione dei silos di grano nel porto della città, silos che custodivano l’85% delle riserve di cereali del Libano.
Oltre al grano, da oltre una settimana mancano negli scaffali dei supermercati altri prodotti di prima necessità provenienti da Ucraina e Russia, tra cui l’olio da cucina e il latte in polvere.

“Quello che sta accadendo è terribile. Come sempre, il conflitto colpirà molto duramente le persone più povere” – dichiara Christina Foerch, co-fondatrice del nostro partner libanese Fighters for Peace, un’organizzazione no-profit fondata da ex combattenti della guerra civile che hanno scelto di dedicarsi alla costruzione della pace e al dialogo tra le diverse comunità libanesi. “Abbiamo a che fare con uno stato frantumato, incapace di fare qualsiasi cosa” – continua Christina. “Con la guerra in Ucraina la minaccia di un’altra, ulteriore, impennata dei prezzi e dell’insicurezza alimentare è grande. In Libano la situazione è veramente drammatica, le persone soffrono privazioni indicibili, sono state abbandonate e neanche le grandi proteste di massa del 2019 sono riuscite a cambiare qualcosa“.

Le famiglie palestinesi e siriane che vivono nei campi profughi sono le più colpite. Con Un Ponte Per le supportiamo con i sostegni a distanza, grazie alla solidarietà profusa da tante famiglie italiane. Da popolo a popolo. La comunità palestinese in particolare, oltre alle privazioni economiche, soffre da più di 50 anni di assurde discriminazioni da parte dello stato libanese. Come ad esempio una lunga lista di professioni lavorative che i/le palestinesi non possono esercitare in Libano. Un segnale di speranza era arrivato da un recente decreto del nuovo Ministro del Lavoro, che finalmente revocava questo assurdo divieto. Purtroppo, qualche giorno fa il Consiglio della Shura ha approvato il ricorso presentato dalla Lega Maronita, sospendendo l’attuazione del decreto. Secondo la motivazione della sentenza, il decreto avrebbe “superato i limiti della autorità” del Ministro del Lavoro. In questo modo, il Consiglio ha di fatto ristabilito l’ingiusta discriminazione nei confronti di rifugiati/e palestinesi in Libano, condannati a non poter lavorare e quindi a restare nei campi profughi.

Nei campi la situazione è sempre più terribile. Dieci giorni prima dello scoppio del conflitto in Ucraina, una nota da parte del nostro partner locale palestinese Assomoud ci informava che le famiglie erano allo stremo a causa dell’inverno particolarmente rigido. La scarsità di carburante e di gas per il riscaldamento, insieme alla tremenda inflazione, aveva lasciato al freddo migliaia di famiglie.
A casa mia madre di solito brucia bottiglie di plastica, carta o vestiti per tenerci al caldo. Altrimenti, penso che ci congeleremo“, raccontava Hazem, 10 anni e un’infanzia nella Valle della Bekaa, un altopiano ventoso a ridosso del confine siriano. Un mese fa il bisogno principale delle persone era il combustibile per ripararsi dal freddo rigido di quei giorni. Oggi le conseguenze alimentari del conflitto in Ucraina si stanno abbattendo con particolare accanimento sulle famiglie più povere, che in un Paese logorato e allo stremo, sono ormai la larghissima maggioranza.

 

Foto di Daniele Napolitano