Ucraina. Intervista a Yuri Sheliazhenko del Movimento Pacifista Ucraino

6 December 2022, 11:21

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Incontrare Yuri Sheliazhenko significa avere il privilegio di conoscere una persona forte e gentile, che nonostante le avversità e l’invasione del suo paese, continua a rifiutare la logica delle armi e della violenza. Osteggiato in patria quasi fosse un nemico pubblico, un traditore che difende la Russia, Sheliazhenko resta per noi un grande esempio di pacifismo e coerenza morale, anche quando sembra impossibile di fronte all’orrore della guerra.

“La situazione in Ucraina sta progressivamente peggiorando. Nel mio appartamento fa freddo e i riscaldamenti non funzionano. Per fortuna in questo isolato di Kiev abbiamo l’elettricità, ma diverse strade qui vicino sono al buio. Il nostro governo sta lavorando per ripristinare i servizi. Circa il 40% delle infrastrutture sono state distrutte dalle offensive russe. Come sostenitore della pace sono ovviamente addolorato da tutto ciò”. Comincia così il racconto di Yuri Sheliazhenko, pacifista e Segretario esecutivo del Movimento Pacifista Ucraino. Per certi versi in maniera sorprendente, poiché secondo certa stampa, pacifisti ed obiettori di coscienza ucraini sarebbero una sorta di entità mitologica (quando non additati apertamente come filo-russi), appartenente ad un mondo privilegiato un po’ naif che non vivrebbe sulla propria pelle le enormi privazioni causate dall’invasione russa e che anzi farebbe quasi il tifo per la debacle della patria. Nonostante il freddo che ogni giorno aumenta, Sheliazhenko e il suo Movimento sostengono il diritto delle persone di scegliere una resistenza nonviolenta, di rifiutare l’uso delle armi e la logica della guerra. Secondo una recente valutazione del Movimento Pacifista Ucraino, il registro dei tribunali statali rileva una lunga serie di procedimenti aperti ai sensi dell’articolo 336 del Codice penale ucraino, cioè per evasione dal servizio militare, renitenza alla leva, diserzione e reati simili. La maggior parte delle sentenze prevede 3 anni di reclusione, spesso convertiti – grazie al beneficio della sospensione della pena – in un anno di libertà vigilata. Da gennaio a luglio 2022, sarebbero stati aperti dalla Magistratura ucraina più di 6.000 fascicoli investigativi riguardo reati collegati alla diserzione. Più del doppio rispetto ai 6 mesi precedenti.

Yuri Sheliazhenko, in che condizione vivono le persone che obiettano di fronte alla leva obbligatoria? 

“La condizione degli obiettori purtroppo è in costante aggravamento. A maggio, il pacifista Andrii Kucher è stato condannato a 4 anni, poi convertiti in libertà vigilata. A giugno, anche l’obiettore Dmytro Kucherov è stato condannato, con la concessione della libertà vigilata. Siamo arrivati a 5 condanne per aver rifiutato l’arruolamento militare. Secondo la Procura generale ucraina, nel periodo tra gennaio e ottobre 2022, sono iniziate indagini penali su 971 obiettori di coscienza e chissà su quanti altri cominceranno a breve. Purtroppo, tra le ultime sentenze, è arrivata la prima condanna al carcere: è il caso di Vitaly Alekseyenko. Lo hanno prima convinto a dichiararsi colpevole per ottenere una condanna più lieve. Una volta davanti alla corte però, Vitaly ha rifiutato di pentirsi poiché secondo la sua coscienza “non aveva fatto nulla di male”. Il giudice ha ritenuto questa condotta inaccettabile e lo ha punito con un anno di prigione. Una ragazza di nome Elvira ha recentemente espresso un’opinione contro la guerra su Instagram. E’ stata prima insultata e additata come nemica nazionale, infine è stata addirittura allontanata dalla sua università”.

Non dev’essere facile essere additati come “nemici pubblici” perché la vostra coscienza vi impedisce di prendere le armi e uccidere o essere uccisi. In che modo vi state organizzando per rendere efficace il vostro lavoro?

“Non è affatto facile, e anzi è spesso frustrante. Innanzitutto stiamo organizzando una rete stabile di supporto e difesa legale per gli obiettori di coscienza. Forniamo consigli su cosa rispondere se vengono fermati e a quali diritti possono appellarsi. Stiamo lanciando una hotline telefonica per le emergenze, un sito internet, investendo sui social network e inoltre stiamo registrando il Movimento come persona giuridica. Vogliamo diffondere cultura, le informazioni utili ai giovani che vogliono poter scampare alle armi e riuscire ad espatriare in maniera legale. Sono migliaia coloro che studiavano all’estero, nelle università europee, a cui la polizia di frontiera ha impedito di tornare a studiare: stimiamo che siano oltre 8.000 persone. Alcune hanno tentato di scappare illegalmente dal paese. Purtroppo 11 di loro hanno perso la vita per mano della stessa forza pubblica ucraina“.

Crede davvero che la nonviolenza e il pacifismo possano risolvere i problemi tra Russia e Ucraina?

“Oggi sembra impensabile, eppure io resto convinto che possa esistere una società che ponga la violenza fuori dalla Storia. È la posizione morale più coerente, per noi la vita umana è sacra. Non serve demonizzare il nemico. Credo sia sempre meglio parlare che sparare. Lo stesso Zelenskyy era favorevole alla pace. E’ stato eletto per essere un presidente di pace, promettendo di negoziare, di rispettare gli ucraini di lingua russa. Oggi invece la propaganda di Stato compie una grave stigmatizzazione di qualsiasi espressione o opinione contro la guerra. Mentre chi vende armi si frega le mani. La guerra è un problema strutturale: rappresenta il problema, non la soluzione. Dobbiamo imparare a resistere alla violenza senza ulteriore violenza. E’ possibile ed è efficace, lo dice la Storia. Uno degli esempi più antichi viene dall’Italia. Conoscete la Secessio plebis, o ritiro dei plebei sull’Aventino? Invece di fare la lotta armata, la plebe costrinse l’élite al potere a rispettare i propri diritti grazie allo sciopero e alla renitenza alla leva. Il movimento nonviolento Satyagraha, guidato dal Mahatma Gandhi, ha contribuito ad allontanare gli occupanti britannici dall’India. Ad Est come ad Ovest, in Russia e in Ucraina, molte persone da entrambe le parti stanno scampando alla mobilitazione militare, nonostante la repressione. Nel rapporto “Ukrainian Nonviolent Civil Resistance in the Face of War” (uscito a ottobre 2022, disponibile sul sito www.unponteper.it, ndr) il professor Felip Daza identifica 235 azioni di resistenza civile nonviolenta opposte dal popolo ucraino all’invasione russa da febbraio a luglio 2022. Probabilmente avrete visto nei telegiornali le immagini delle persone in piazza che fermavano i carri armati. Molte di queste azioni hanno ritardato l’occupazione, salvando vite e infrastrutture che mantengono in piedi il paese. C’è una maggioranza silenziosa che continua a resistere in maniera nonviolenta, senza ricevere alcun sostegno. Le armi non metteranno fine alla guerra. Solo il buon senso, il pentimento, la redenzione e infine il perdono, potranno farlo”.

Cosa pensa della Carovana di Pace che si è recata a Kiev, guidata da Un Ponte Per e dal Movimento Nonviolento, durante la quale ha potuto incontrare pacifisti/e italiani/e?

“Incontrare la Carovana è stato uno dei momenti più belli della mia vita. Un’occasione meravigliosa per il nostro Movimento. Una festa. In Ucraina la parola pace è oggi tabu. Per lo più le persone si rivolgono a noi in modo anonimo attraverso i social. Hanno timore di partecipare alle riunioni. La visita della carovana di “Stop the War Now” è stata un miracolo, ha portato coraggio. Voglio dire grazie ai sostenitori e alle sostenitrici di Un Ponte Per per la solidarietà e le donazioni nei nostri confronti, ve ne siamo molto grati”.