La nostra estate al fianco degli iracheni

12 Settembre 2014, 12:05

29.410 persone assistite in tre mesi. In questa infografica (clicca per ingrandirla) un riassunto del nostro lavoro per rispondere all’emergenza irachena, facilitato e rafforzato dai solidi legami costruiti con associazioni, attivisti e comunità in 23 anni di presenza in questo paese.

Infografica_distribuzioni_giugno-agosto

Bashiqa, Qaraqosh, Erbil. La nostra reazione al ciclone di violenza che ha messo in ginocchio ancora una volta l’Iraq quest’estate è partito in quei luoghi. proprio lì, dove eravamo al lavoro in un contesto non emergenziale, bensì con un progetto di attività educative e ricreative extra-scolastiche nell’ambito del nostro più ampio programma di tutela delle minoranze irachene.

Siamo stati colti alla sprovvista, insieme ai nostri amici e partner con cui condividiamo da anni l’importanza della ricchezza culturale millenaria di questo paese. Da un momento all’altro, nella Piana di Ninive che circonda la città di Mosul, migliaia di persone appartenenti alle minoranze sono stati costretti a fuggire dalle persecuzioni dell’Is (Stato Islamico, auto-proclamatosi tale da Stato islamico di Iraq e Siria).

Abbiamo cercato di fare quanto era nelle nostre possibilità, ma mentre sembrava delinearsi una sorta di assestamento della situazione la crisi si aggrava su un altro fronte.

Quello di Sinjar, a nord-ovest dell’Iraq, da dove a inizio agosto è iniziato un altro dramma per altre centinaia di migliaia di persone. Dohuk, Peshkabour, Zakho, Sharia: nel governatorato di Dohuk, in Kurdistan, siamo subito intervenuti con distribuzioni di beni di prima necessità. In questo frangente determinante è stato il ruolo dei nostri operatori siriani, già impegnati nel nostro programma di assistenza e sostegno a favore della loro comunità, subito pronti e disponibili a dare più di una mano agli iracheni. “Abbiamo fatto quello che dovevamo” è il riassunto di un grande esempio di solidarietà che ricorderemo per sempre.

iraq_estate

Bashiqa, Qaraqosh, Erbil. La nostra reazione al ciclone di violenza che ha messo in ginocchio ancora una volta l’Iraq quest’estate è partito in quei luoghi. proprio lì, dove eravamo al lavoro in un contesto non emergenziale, bensì con un progetto di attività educative e ricreative extra-scolastiche nell’ambito del nostro più ampio programma di tutela delle minoranze irachene.

Siamo stati colti alla sprovvista, insieme ai nostri amici e partner con cui condividiamo da anni l’importanza della ricchezza culturale millenaria di questo paese. Da un momento all’altro, nella Piana di Ninive che circonda la città di Mosul, migliaia di persone appartenenti alle minoranze sono stati costretti a fuggire dalle persecuzioni dell’Is (Stato Islamico, auto-proclamatosi tale da Stato islamico di Iraq e Siria).

Abbiamo cercato di fare quanto era nelle nostre possibilità, ma mentre sembrava delinearsi una sorta di assestamento della situazione la crisi si aggrava su un altro fronte.

Quello di Sinjar, a nord-ovest dell’Iraq, da dove a inizio agosto è iniziato un altro dramma per altre centinaia di migliaia di persone. Dohuk, Peshkabour, Zakho, Sharia: nel governatorato di Dohuk, in Kurdistan, siamo subito intervenuti con distribuzioni di beni di prima necessità. In questo frangente determinante è stato il ruolo dei nostri operatori siriani, già impegnati nel nostro programma di assistenza e sostegno a favore della loro comunità, subito pronti e disponibili a dare più di una mano agli iracheni. “Abbiamo fatto quello che dovevamo” è il riassunto di un grande esempio di solidarietà che ricorderemo per sempre.