Giovani donne palestinesi per lo sport e la pace

5 Luglio 2018, 13:37

Si è conclusa a Roma la seconda edizione di Basket Beat Borders, torneo di basket che ha visto protagoniste giovanissime atlete palestinesi provenienti dal campo profughi di Shatila, in Libano. 

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Da sempre siamo convinti/e che lo sport sia uno strumento di incontro, confronto, costruzione di solidarietà, conoscenza reciproca. E, perché no, di costruzione della Pace.

Abbiamo iniziato a capirlo sui nostri territori, partecipando per anni ai Mondiali Rebeldi contro il razzismo di Pisa; e abbiamo portato questa convinzione fino in Iraq, insieme ai nostri amici e amiche di Sport Against Violence, con cui abbiamo organizzato tante volte la Maratona per la Pace di Baghdad, così come il Torneo di Calcio per la Coesione Sociale nel campo per rifugiati siriani di Arbat, a Sulaymania.

Per questo, sostenere la seconda edizione di Basket Beat Borders e l’arrivo in Italia di una squadra di giovanissime atlete palestinesi, provenienti dal campo profughi libanese di Shatila, ci è sembrata un’ulteriore tappa nella costruzione di questo percorso.

Dal 29 giugno al 5 luglio, 8 giovanissime atlete del Palestine Youth Club sono state insieme a noi, a Roma, e alle realtà che hanno organizzato la loro delegazione.

Giorni intensi, che hanno visto le ragazze incontrare anche le atlete della Nazionale Italiana di Basket 3×3 femminile Marcella Filippi, Giulia Ciavarella, Giulia Rulli e Rae Lin D’Alie.

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Il 1 luglio la squadra palestinese è arrivata a Roma, ed è stata ospitata come lo scorso anno al CSOA Ex-Snia, per un torneo 3vs3 che le ha viste confrontarsi con le squadre popolari Atletico San Lorenzo, All Reds e Bullets Fatales.

Il torneo è stato dedicato alla memoria di Gaetano D’Ovidio, cooperante, amico e socio di Un Ponte Per…, grande amante del basket e del popolo palestinese, alla cui memoria abbiamo dedicato anche la costruzione di un campo da basket nel campo rifugiati di Arbat, in Iraq.

Dopo un importante e partecipato dibattito che ha messo al centro la rivendicazione dei diritti del popolo palestinese, le ragazze hanno cucinato una bellissima cena tradizionale.

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Il 2 luglio la delegazione è stata ospitata dalla Casa Internazionale delle Donne di Roma, attualmente sotto sfratto, che si è unita alle organizzazioni promotrici nel richiedere con forza la scarcerazione di Ahed Tamimi, diciassettenne attivista palestinese detenuta illegalmente nelle carceri israeliane, e nell’esprimere solidarietà alla Marcia delle Donne di Gaza, organizzata per il giorno seguente nell’ambito della Grande Marcia per il Diritto al Ritorno.

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Il giorno seguente le ragazze hanno visitato la Casa delle Donne Lucha Y Siesta, anche questa sotto minaccia di sgombero, e sono state ospiti di un dibattito alla Città dell’Utopia.

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Nel loro ultimo giorno a Roma, poi, la sorpresa più bella: l’incontro con le atlete della Nazionale Italiana e l’allenamento insieme a loro. Cestiste campionesse del mondo, che hanno incontrato altre cestiste, ma provenienti da un campo profughi palestinese: un bellissimo Ponte di solidarietà costruito insieme.

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Ad organizzare questa seconda edizione di Basket Beat Borders sono stati David Ruggini e Daniele Bonifazi, i due attivisti che hanno ideato e realizzato la prima edizione già nel 2017; Sport Against Violence, associazione sportiva impegnata da anni in una serie di progetti ed attività in Iraq, in collaborazione con l’Iraqi Civil Society Solidarity Initiative e che dal 2007 lavora per diffondere l’idea di sport come strumento di educazione alla non violenza; noi di Un Ponte Per…; il Palestine Youth Club, attivo nel campo di Shatila, che lavora per aiutare ragazzi e ragazze socialmente svantaggiati/e, e il CELIM – Centro Laici Italiani per le Missioni – Organizzazione Non Governativa.

E’ stata un’occasione per parlare del ruolo dello sport e di come si vive in un campo profughi come quello di Shatila. Ma anche per ricordare la resistenza del popolo palestinese contro l’occupazione israeliana.

Per questo le associazioni promotrici hanno chiesto, oltre alla scarcerazione di Ahed Tamimi, il sostegno alla Campagna internazionale di Boicottaggio Disinvestimento e Sanzioni (BDS) su Israele come forma nonviolenta di protesta.

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