Raqqa, che torna alla vita

15 Gennaio 2019, 18:58

Inaugurato il reparto maternità e pediatria dell’ospedale pubblico di Raqqa: la città, roccaforte di Daesh in Siria, torna lentamente alla vita. 

“Dare alle persone il diritto umano di accedere a un’assistenza medica di qualità e gratuita: era questo il nostro obiettivo. Siamo davvero fieri/e di averlo raggiunto”. A parlare è il nostro dottor Pedro, in Siria insieme a noi ormai da tre anni, impegnato a ricostruire il sistema sanitario e formare altri/e medici perché il loro intervento sia sempre più efficace.

Un ospedale tra le macerie: è questo che si vede guardandosi intorno, a Raqqa. La città che per anni è stata roccaforte di Daesh (Stato islamico) in Siria, completamente distrutta nel corso della guerra, e che torna lentamente alla vita. Cumuli di macerie, blocchi di cemento, case e palazzi in pezzi: “Può sembrare curiosa la scelta di aver voluto costruire un ospedale in mezzo a questa devastazione – prosegue Pedro. Ma qui vivono oltre 150.000 persone che altrimenti non avrebbero avuto alcun accesso alle cure”.

Più di 300 pazienti al giorno, per la gran parte donne e bambini/e: dopo molti mesi di lavoro, oggi Raqqa ha il suo ospedale pubblico, e un reparto di maternità e pediatria attivo 24 ore su 24, grazie all’impegno incessante dello staff locale della Mezzaluna Rossa Curda, con cui lavoriamo nel paese ormai dal 2015.

 




L’ala principale dell’ospedale è stata completamente ricostruita e riabilitata. E’ stato allestito il reparto di maternità, che garantisce cure pre e post natali alle donne e ai/lle loro figli/e, e può fronteggiare emergenze ginecologiche, ostetriche e pediatriche. Sono state allestite inoltre sale per il parto naturale, cesareo, e per l’assistenza neonatale. Infine, è stato organizzato l’intero sistema di ambulanze. Alle attività medico-sanitarie si affiancano specifiche formazioni dedicate al personale medico e para-medico, con particolare attenzione al settore della maternità e delle cure pediatriche.

“Siamo fieri/e dei risultati raggiunti. Dobbiamo solo proseguire in questa direzione, e fare sempre meglio”, conclude Pedro con un sorriso.

 

I lavori, implementati con il progetto “Darna” (La nosta casa), sono stati resi possibili dal finanziamento dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS), nell’ambito dei programmi di aiuto umanitario deliberati dal MAECI. 

 


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