Nord Est Siria: “Con Sochi non si è aperta una stagione di pace”

Comunicato stampa

Nord Est Siria. UPP: “Con Sochi non si è aperta una stagione di pace”
All’indomani della sigla dell’accordo di Sochi Un Ponte Per, Ong italiana ancora operativa in Nord Est Siria, esprime preoccupazione e avverte: “Il trasferimento forzato dei profughi siriani è un crimine contro l’umanità”.

Roma, 23 ottobre 2019 – Un Ponte Per (UPP), unica Ong italiana rimasta operativa nel Nord Est Siria, in merito all’accordo di Sochi siglato ieri, valuta positivamente il procrastinarsi del cessate il fuoco, che consentirà alle organizzazioni umanitarie di proseguire nell’opera di sostegno alla popolazione civile. Ribadisce tuttavia il diritto di tutta la popolazione profuga a rientrare nelle proprie case e città in sicurezza  e denuncia come un crimine contro l’umanità ogni tentativo di utilizzare i milioni di profughi siriani rifugiati in Turchia come massa di manovra per cacciare la popolazione curda dai propri territori.

Un Ponte Per, che è rimasta operativa in Nord Est Siria grazie alla presenza del suo staff locale e alla collaborazione con il suo partner, la Mezzaluna Rossa Curda (Heyva sor a Kurd – KRC), ha evacuato nei giorni scorsi lo staff italiano ed internazionale, ma sta portando avanti con molte difficoltà il suo lavoro di assistenza alla popolazione civile colpita, divenuta dal primo giorno di offensiva turca un target esplicito delle operazioni militari. Come ripetutamente denunciato da UPP, sono state innumerevoli le violazioni del Diritto Umanitario commesse dalla Turchia.

Vista l’incertezza sul livello di agibilità che avranno le organizzazioni umanitarie nella Safety zone proclamata dalla Turchia che l’accordo di Sochi concede di fatto ad Ankara, Un Ponte Per esprime preoccupazione per i civili che si troveranno alla mercé delle truppe jihadiste, già artefici di esecuzioni sommarie e violazioni dei diritti umani. E denuncia il rischio che Daesh (Isis) riprenda vigore e torni ad assumere un ruolo centrale in tutta l’area.

“Non crediamo che con Sochi si sia aperta una stagione di pace. Le ragioni che hanno spinto alla guerra Erdogan originano nella crisi economica interna. La guerra è la benzina che serve per rinfocolare il nazionalismo e mettere a tacere il dissenso. In questi giorni sono state inferte numerose ferite al Diritto Internazionale, il territorio siriano è stato occupato manu militari, 200.000 persone sono già fuggite e c’è il rischio concreto di operazioni di sostituzione etnica”, affermano Alfio Nicotra e Angelica Romano, co-presidenti di Un Ponte Per.

L’accordo di Sochi non deve spingere la Comunità internazionale a revocare l’embargo sulle armi  alla Turchia, che per il momento  è stato solo annunciato e non ancora attuato.

Per questo Un Ponte Per ribadisce con forza la richiesta di un embargo sulle armi alla Turchia immediatamente operativo su tutti i sistemi d’arma già in produzione e non solo sulle future commesse.  E insiste nel richiedere il ritiro del contingente militare italiano dalla Turchia e il rientro in Italia della batteria antimissilistica dispiegata a difesa dello spazio aereo turco.

Un Ponte Per conferma il suo impegno al fianco delle vittime della guerra e a sostegno della sperimentazione democratica, laica, femminista, ecologista, plurietnica ed inclusiva che è andata concretizzandosi  in questi anni nel Nord Est della Siria. Rilancia e intensifica la campagna di raccolta fondi “Dalla loro parte”, avviata per sostenere il suo partner, la Mezzaluna Rossa Curda. E invita la popolazione a partecipare alle manifestazioni che si terranno il 26 ottobre a Milano e il 1 novembre – anniversario della liberazione di Kobane da Daesh – a Roma.