In Siria e in Iraq per contenere gli effetti del Covid-19

9 Settembre 2020, 11:51

Grazie al sostegno dei fondi Otto per Mille della Chiesa Evangelica Valdese – Unione delle Chiese Metodiste e Valdesi, ad agosto abbiamo lanciato un intervento in Siria e in Iraq per contenere gli effetti del Covid-19, distribuire kit igienici, condurre campagne di sensibilizzazione e sostenere a livello psicologico la popolazione. In particolare le donne sopravvissute alla violenza di genere.

Distribuzioni Covid 1

Un lavoro che proseguirà per i prossimi 6 mesi, il cui obiettivo è il tentativo di contenere la diffusione del contagio da Covid-19 in due contesti già fortemente vulnerabili, attraverso campagne di informazione e sensibilizzazione, distribuzioni di kit igienici e il sostegno psicologico alla popolazione, con particolare attenzione alle donne sopravvissute alla violenza.

In Medio Oriente il primo focolaio di Covid-19 è esploso in Iran e da lì sono partiti i contagi nei paesi confinanti. L’Iraq risulta tra i luoghi più colpiti, con 270.000 contagi confermati a settembre. La situazione è particolarmente grave nei campi profughi, nei quartieri popolari e nelle aree remote del paese. Anche in Siria, secondo il Ministero della Salute, i casi sono in aumento: i contagi salgono ma è particolarmente difficile tracciarli in un contesto di guerra.

Caratteristica comune nella regione mediorientale è un sistema sanitario estremamente fragile, per i conflitti armati e per la mancanza di investimenti nella sanità pubblica. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità i casi di contagio aumenteranno esponenzialmente nei mesi a venire, ed è possibile che il picco pandemico si verifichi a fine 2020.

In risposta ad una possibile emergenza pandemica nel nord-est della Siria e in Iraq, abbiamo avviato dal marzo 2020 un capillare lavoro di sostegno della popolazione, con campagne di informazione porta a porta, distribuzioni di generi alimentari e kit igienici, e di supporto alle strutture sanitarie locali.

Le misure necessarie al contenimento dell’epidemia tuttavia stanno provocando gravi ripercussioni economiche e psico-sociali, prima fra tutte l’aumento della violenza contro le donne. Secondo i dati raccolti dalle organizzazioni locali sia in Siria che in Iraq, durante il lockdown e in seguito vi è stato un aumento di casi di violenza di genere e domestica.

Questo si colloca in un contesto di costante stato di emergenza preesistente: nel nord-est siriano 70.000 persone restano ad oggi sfollate in seguito all’operazione bellica turca dell’ottobre 2019; così come l’Iraq continua ad accogliere nei suoi campi profughi migliaia di persone fuggite da guerre e conflitti nella regione.

Attraverso questo nuovo intervento, sostenuto dai fondi Otto per Mille della Chiesa Valdese, lavoreremo nei due paesi con l’obiettivo di mitigare gli effetti della pandemia, sia contenendo il contagio da Covid-19, che sostenendo la popolazione a livello psicologico, di protezione dalla violenza, e con campagne di sensibilizzazione e distribuzione di aiuti.

Nel nord-est siriano, ed in particolare a Raqqa, allestiremo un call center con una linea telefonica sempre attiva per sostenere psicologicamente chi ne ha bisogno. Condurremo poi campagne di informazione specifiche sulle misure di prevenzione del contagio da Covid-19, formando il personale locale per tentare di contenerne la diffusione. In 6 mesi, l’obiettivo è quello di formare 30 operatori e operatrici psico-sociali locali, attivi sia a Raqqa che nei principali campi per persone sfollate nei quali operiamo.

In Iraq ci stiamo concentrando nelle aree del nord e del centro, particolarmente colpite dal contagio, come i quartieri popolari di Baghdad e il campo per profughi siriani di Arbat, a Sulaymaniyah. Qui siamo riusciti/e a distribuire nel mese di agosto 160 kit igienici familiari, destinati a 771 persone, tra cui molte affette da disturbi cronici, o molto anziane, o con disabilità, per intervenire prima sulle vulnerabilità esistenti.

Il nostro staff nell’area ha raggiunto quasi 2.000 abitazioni con le sue campagne di prevenzione porta-a-porta, che nel mese di agosto hanno toccato 9.000 persone.