Libano: Caos docenti a pochi giorni dall’inizio della scuola

14 Settembre 2021, 13:21

Con l’inizio delle lezioni delle scuole pubbliche fissato per il 27 settembre, molti insegnanti, travolti dalla svalutazione dei loro stipendi e dalla carenza di carburante, si chiedono come faranno a tenere le lezioni.

 

Laura insegna matematica a Iqlim el-Kharroub. Ogni giorno deve percorrere 50 chilometri all’andata e 50 chilometri al ritorno per insegnare nel suo liceo. Da quando l’ormai ex ministro dell’Istruzione Tarek Majzoub ha fissato l’inizio della scuola (in presenza) per il 27 settembre, Laura si chiede come farà a insegnare nelle sue classi. Perchè? Negli ultimi mesi il prezzo della benzina ha continuato a salire a causa della graduale revoca dei sussidi governativi sul carburante. Il prezioso greggio è sempre più inaccessibile in tutto il Paese, ogni giorno si creano interminabili code davanti alle stazioni aperte. Il prezzo di 20 litri di benzina si attesta attualmente a quasi 130.000 lire libanesi, lo scorso giugno la stessa quantità ne costava appena 40.000 LL.

Il 25 agosto l’ex Primo Ministro Hassane Diab ha firmato una bozza di decreto che modifica al rialzo le indennità di trasporto per i pubblici dipendenti, passando da 8.000 a 24.000 LL al giorno. Il presidente della Repubblica Michel Aoun aveva anche firmato il decreto che consentiva al ministero delle Finanze di sbloccare 600 miliardi di lire per i dipendenti della pubblica amministrazione.

Non abbastanza evidentemente per Laura, il suo viaggio giornaliero le costerà “almeno 40.000 LL di benzina”. Nonostante la sua ventennale esperienza, il suo stipendio mensile è di tre milioni di lire libanesi, cifra diventata irrisoria in seguito al crollo della moneta che in due anni ha perso il 90% del suo valore. Lo stipendio di Nada ad esempio ora vale meno di $ 170 al tasso di cambio del mercato nero, rispetto ai $ 2.000 che valeva circa due anni fa.

L’insegnante di matematica non è l’unica in questa situazione. La stragrande maggioranza degli insegnanti delle scuole pubbliche affronta gli stessi problemi.

“Gli insegnanti hanno ragione”

Hilda Khoury, direttrice al Ministero dell’Istruzione, assicura che quest’ultimo sta dialogando con i Ministeri delle Finanze e dell’Energia per trovare soluzioni. “Gli insegnanti hanno ragione, il loro stipendio non basta più. Stiamo cercando di fare di tutto per trovare soluzioni al caro benzina e alla crisi salariale”. La notizia della ripresa delle lezioni però, senza un piano di gestione della crisi, ha scatenato la rabbia tra gli/le insegnanti. “Annunciare l’inizio dell’anno scolastico prima di aver risolto la questione dei trasporti è una follia“, commenta Nisrine Chahine, presidente del Comitato degli insegnanti. “Né la carenza della benzina, né l’abolizione dei sussidi per l’acquisto del carburante, né l’iperinflazione monetaria sono problemi nuovi. Non è normale però che a due settimane dall’inizio dell’anno scolastico non sia stato messo in atto alcun piano di crisi”- ha aggiunto Nada, insegnante di filosofia in un liceo di Beirut.

Durante la conferenza stampa di due settimane fa, l’ex ministro Tarek Majzoub ha annunciato il rientro nelle classi per quattro giorni alla settimana, mentre il quinto continuerà a distanza. Questo significa, per insegnanti e studenti, quattro viaggi di andata e ritorno a settimana. “L’ultima volta che ho fatto rifornimento, ho aspettato sette ore davanti a una stazione di servizio per poi non riuscire ad acquistare neanche una goccia di benzina“, racconta arrabbiata Nada, deve fare il pieno alla sua auto ogni dieci giorni, calcolando solamente i viaggi da casa al liceo.

Se la situazione dei docenti di ruolo è difficile, quella dei precari è ancora peggiore. Sembra infatti che non beneficeranno del bonus sui trasporti. “Il costo dei mezzi per andare a lavorare è di quasi 40.000 LL al giorno, non posso pagarli di tasca mia perché il nostro stipendio non basta più a fare niente“, esclama Omar, 39 anni, insegnante di matematica presso la scuola pubblica di Bab el-high e padre di due bambini, di 6 anni e di un mese. “Se non possono introdurre un incentivo sui trasporti senza emanare una nuova legge, che almeno aumentino la nostra retribuzione“, continua.
Nawal è un’insegnante precaria nella Beka. Ogni giorno va a scuola a Hermel, con l’autobus. Prima pagava 50.000 LL al mese per i suoi viaggi. “Ora il viaggio mi costa 300.000 LL al mese. Dove li trovo i soldi?” – protesta la donna, precaria da quasi 30 anni.

Nessun ritorno senza che i diritti siano assicurati

Durante il mese di agosto, la Lega della scuola Secondaria ha chiesto agli insegnanti, tramite un modulo online, di esprimersi sull’inizio dell’anno scolastico. “La maggior parte delle persone ha risposto di non voler rientrare in classe senza ricevere rassicurazioni sui propri diritti“, ha affermato Nazih Jebbaoui, presidente della Lega. A riprova della situazione difficilissima in cui si trovano gli/le insegnati, solo 3.600 docenti hanno potuto compilare il modulo, gli altri e le altre non lo hanno fatto “a causa dei problemi con la rete internet e i continui blackout“.

È possibile che l’inizio dell’anno scolastico sarà senza insegnanti”- ammonisce Nisrine Chahine, presidente del Comitato degli insegnanti.

La Lega della scuola Secondaria chiede un aumento di stipendio che permetta un miglior tenore di vita per gli/le insegnanti e un incentivo che copra almeno in parte il costo dei trasporti e della benzina. Stesso discorso per il personale precario – rappresenta la maggioranza del personale docente – che ha ulteriori esigenze specifiche legate al proprio status: ricevere lo stipendio mensilmente e non più trimestralmente, aumentare la retribuzione percepita, poter beneficiare del bonus per i trasporti.

Scioperi e sit-in sono stati annunciati fuori dal Ministero dell’Istruzione a Beirut.

Niente elettricità o attrezzatura

La carenza di carburante non riguarda solo le condizioni di vita e i trasporti di docenti e alunni, ma influenzerà inevitabilmente anche le stesse condizioni di lavoro nelle scuole, purtroppo non immuni da frequenti interruzioni della corrente elettrica. Sul punto, il ministro uscente Majzoub aveva annunciato l’installazione di pannelli solari in 122 scuole pubbliche, su un totale di 1.257. (secondo i dati del Centro per la ricerca e lo sviluppo educativo, CRDP, per il 2016-2017)

Inoltre, alcune scuole non possono più permettersi di acquistare materiali didattici. “Già l’anno scorso, non potevo fare fotocopie a scuola“, ricorda Nisrine Chahine.

La categoria insegnanti si ritrova a gestire non solo le proprie difficoltà economiche, ma anche quelle dei genitori degli studenti, che a loro volta ne subiscono le conseguenze. Perché la crisi si allarga sempre di più. La scorsa settimana, la Commissione economica e sociale delle Nazioni Unite per l’Asia occidentale (Cesao-Escwa) ha indicato – nel rapporto intitolato “Povertà multidimensionale in Libano: una realtà dolorosa e dalle prospettive incerte”- che almeno il 74% della popolazione vive ormai al di sotto della soglia di povertà, rispetto al 25% nel 2019.

“Entro in classe distrutta e ne esco devastata”

Sono moltissime le storie che raccontano il calvario quotidiano degli insegnanti e dei loro studenti. “Ho visto un insegnante uscire da un’aula, in crisi, perché doveva scegliere tra comprare le banane per i suoi figli o lo yogurt per sua moglie, non potendo permettersi entrambe le cose“, racconta Nisrine Chahine.

Amal, un’insegnante precaria in una scuola del Monte Libano, fatica a trovare le medicine per sua madre, il cui costo ammonta a 500.000 LL, ma il suo stipendio viene accreditato solo ogni tre mesi. Nada, invece, continua ad esaurire i suoi risparmi, perché una volta pagata la bolletta della luce le restano solo 300.000 lire al mese.

Con il nostro stipendio attuale, non possiamo permetterci cibo, medicine, né di pagare l’istruzione dei nostri figli… E ci viene chiesto di insegnare! Non è possibile cominciare l’anno scolastico come se nulla fosse“, spiega Nazih Jebbaoui.

Al di là della propria singola difficoltà, gli insegnanti mettono in dubbio la loro capacità di riuscire a trasmettere qualcosa a bambini/e, in questa situazione. Secondo Escwa, l’inflazione è aumentata del 281% tra giugno 2019 e 2021. Secondo uno studio Unicef pubblicato a luglio, il 77% delle famiglie non ha cibo o denaro a sufficienza per fare la spesa e il 30% dei/lle bambini/e vanno a dormire affamati.

Quando entro in una classe, mi sento distrutta interiormente e ne esco annientata“, dice Nisrine Chahine. Già l’anno scorso ha visto un’ottima studentessa perdere le staffe durante un esame perché non aveva elettricità in casa per studiare. “Ho iniziato a piangere con lei”, ricorda. La donna è stata anche testimone di notevoli gesti di solidarietà: un giorno uno studente ha regalato dei soldi a un suo compagno di classe che non aveva 4.000 LL per comprare la merenda. “Una volta donati al compagno, non aveva altri soldi per comprare la merenda per sé, ma quando gliel’ho fatto notare mi ha risposto: ‘Non ho tanta fame‘”, racconta l’insegnante.

Mentre il Libano sprofonda ogni giorno di più nella crisi, la classe docente libanese è alla disperata ricerca di una speranza per quest’anno scolastico.

In questa situazione devastante, come stupirsi che l’ondata migratoria colpisca anche gli insegnanti? “Circa 1.800 insegnanti hanno già lasciato il Paese, da quello che sappiamo. Ma la cifra reale è probabilmente molto più alta, la cifra precisa si saprà all’inizio dell’anno scolastico“ – afferma Nisrine, se davvero ci sarà il rientro nelle classi.

*articolo tratto dall’originale in francese https://www.lorientlejour.com/article/1273984/a-quelques-jours-de-la-rentree-les-enseignants-se-demandent-sils-pourront-assurer-leurs-cours.html di Lyana Alameddine.