NATO, i rischi dell’accordo con la Turchia: non dimentichiamo il popolo curdo

5 Luglio 2022, 14:43

Un Ponte Per denuncia i gravi pericoli connessi al memorandum di Madrid tra Finlandia, Svezia e Turchia, grazie al quale Erdogan rimuove il veto all’ingresso dei due Paesi scandinavi nella NATO.
Svezia e Finlandia si sono impegnate a concludere la positiva politica di accoglienza e sostegno dei dissidenti politici curdi che ha sempre caratterizzato questi due Paesi, valorizzando il loro ruolo non solo di Paesi neutrali ma anche di promotori di soluzioni negoziali di pace e terra di accoglienza per il dissenso democratico nei confronti di regimi autoritari.

I governi di Stoccolma e Helsinki hanno promesso alla Turchia dei “passi concreti per l’estradizione di criminali terroristi”, inserendo tra questi un larghissimo ventaglio di organizzazioni e di esponenti politici curdi, alcuni dei quali non afferenti neanche alla stessa Turchia.

Oggi centinaia di attivisti/e per i diritti umani, oppositori e oppositrici al regime turco, potranno essere spogliati/e dell’asilo politico, sulla base di liste di proscrizione. Con il pretesto della lotta al terrorismo – come quotidianamente denuncia la campagna “End Cross border bombing” – la Turchia occupa da anni parti di territorio siriano e iracheno, bombardando (anche con elicotteri e armi italiane) la popolazione civile.

Nel Sinjar, la popolazione ezida, che ha subito un vero e proprio genocidio da parte dei miliziani del Califfato islamico, è oggi sotto bombardamento delle forze armate di Ankara in violazione del diritto internazionale e di quello umanitario.

Ricordiamo con apprensione l’attacco turco del 2019 in Nord Est Siria, con l’operazione “Peace Spring”. Eravamo lì, in sostegno della popolazione locale che faticosamente ricostruiva le macerie lasciate dall’occupazione Daesh/ISIS. L’attacco investì anche il nostro personale in loco, con obiettivi civili e sanitari che non possiamo dimenticare. In poche ore furono distrutti anni di lavoro umanitario. Il timore è che l’accordo in ambito NATO apra le porte ad una nuova offensiva militare su larga scala.

Chiediamo ai governi dell’Unione Europea di non dimenticare il tributo di sangue del popolo curdo versato per garantire anche la sicurezza dei popoli del mondo, fermando la mano assassina dei miliziani di Daesh e di adottare tutte le iniziative necessarie per impedire che i dissidenti e oppositori politici del regime di Erdogan siano consegnati al loro torturatore.

Rivolgiamo un appello alla società civile europea affinché si mobiliti per evitare un esito ingiusto e grave che, se portato alle sue estreme conseguenze, finirebbe per sfigurare il profilo democratico della stessa Unione Europea.

 

Foto di Alessio Romenzi.