Iraq. La voce della Rivoluzione

7 Novembre 2022, 15:05

IRAQ | LA VOCE DELLA RIVOLUZIONE
Incontri con l’attivista femminista Sahar Salam

Arriva in Italia l’attivista femminista Sahar Salam, protagonista delle grandi proteste irachene del 2019/2020, le prime caratterizzate da un’enorme partecipazione femminile. Accompagneremo la giovane attivista in un tour di sette incontri con attiviste, associazioni, movimenti e istituzioni affinché possa testimoniare al pubblico, con la sua stessa voce, la rivoluzionaria stagione di attivismo delle donne irachene.
Sahar Salam, insieme alle sue compagne, ha raccolto nel piccolo libro “La voce della Rivoluzione” le storie di quelle donne che coraggiosamente sono scese in piazza a protestare nonostante i divieti familiari, le norme sociali patriarcali, le minacce e le violenze. Un’opera realizzata da chi quelle storie le ha vissute in prima persona e continua a lottare quotidianamente affinché il patrimonio femminista di quelle proteste non venga mai dimenticato. Il libro è da oggi disponibile in italiano e sarà possibile trovarlo in occasione di tutti gli incontri con Sahar Salam nelle città italiane. La pubblicazione è stata realizzata grazie al supporto del progetto di Un Ponte Per “Al-Thawra Untha” (La Rivoluzione è Donna).

Appuntamenti:

FIRENZE – 11 novembre
h 11:30-14:00, Giardino dei ciliegi, via dell’Agnolo 5

FIRENZE – 12 novembre
h 10:00-13:00, Palaffari Firenze, piazza Adua 1

PISA – 13 novembre
h 17:00, Casa della Donna, via Angelo Galli Tassi 8

ROMA – 15 novembre
h 19:00, Tuba, via del Pigneto 39/a

MILANO – 17 novembre
h 19:30 aperitivo, h 21:00 incontro, LatoB, viale Pasubio 14

ANCONA – 18 novembre
h 17:30 Museo della città, Via Buoncompagno, ingresso traversa Corso Mazzini

BOLOGNA – 19 novembre
In corso di definizione

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TISHREEN: LA RIVOLUZIONE D’OTTOBRE
Ottobre 2019. Centinaia di migliaia di giovani iracheni ed irachene scendono in piazza con massicce manifestazioni rivendicando riforme economiche, fine della corruzione politica, opponendo il proprio rifiuto al sistema politico settario che ha segnato il governo in Iraq negli ultimi due decenni.
La generazione che muove la rivolta è nata e cresciuta in un clima di guerra: dall’invasione statunitense dell’Iraq nel 2003, fino alla conquista da parte di Daesh (Isis) di ampie zone del paese nel 2014, l’Iraq che ha conosciuto è un paese senza pace, nel quale immaginare un futuro dignitoso è difficile. La rivolta è in grande prevalenza nonviolenta, le mobilitazioni si sono canalizzate nella disobbedienza civile, caratterizzata dall’occupazione pacifica dei ponti e delle strade. Alla rivolta prendono parte tutte le componenti della società irachena, sindacati, studenti, insegnanti, ceti professionali, ma da subito si capisce che la partecipazione femminile è centrale.
Piazza Tahrir a Baghdad, occupata permanentemente, è il cuore pulsante della rivolta. Qui vengono piantate centinaia di tende, nelle quali si sperimentano forme di partecipazione dal basso e auto-organizzazione: dal primo soccorso alle persone ferite alle cucine popolari, dalle biblioteche alle iniziative femministe, le tende diventeranno il luogo della sperimentazione e della elaborazione politica giovanile.
Le manifestazioni sono le più grandi ed estese della storia irachena recente. Quella che prende il nome di “Rivolta d’Ottobre” (Tishreen) si diffonde rapidamente tanto che il governo di Adel Abdul-Mahdi sarà costretto a dimettersi, la classe politica al potere a modificare la legge elettorale e a indire elezioni parlamentari anticipate.
Nonostante la grande repressione governativa, che ha portato alla morte circa 650 attiviste/i e manifestanti e al ferimento di almeno 15.000 persone, nonostante le minacce e i rapimenti, le proteste sono proseguite fino al 2020. Solo la pandemia di Covid-19 ne ha fermato l’incedere.

UNA PAGINA DI FEMMINISMO
La vastissima partecipazione femminile alle proteste provoca la reazione, nel febbraio 2020, del clerico sciita iracheno Moqtada al-Sadr. “Le donne non dovrebbero essere coinvolte nelle proteste”, sostiene, sarebbe meglio che non condividessero lo spazio pubblico con gli uomini e restassero a casa. Una campagna tesa a metterne in cattiva luce la partecipazione politica, nel tentativo di privarle del diritto di lottare. La risposta delle attiviste farà la storia.
Prima a Baghdad, poi a Najaf – tra le città più legate al conservatorismo sciita – le donne organizzano oceaniche manifestazioni femministe, imponendo la presenza dei loro corpi nello spazio pubblico. Centinaia di donne di ogni età si riuniscono nel tunnel che porta a Piazza Tahrir. Studentesse, lavoratrici, madri di famiglia: tutte unite per riaffermare il proprio diritto alla partecipazione, alla cittadinanza attiva, alla rivolta. “Nessuna voce può alzarsi sopra quella di una donna”, “Sono nata irachena per diventare rivoluzionaria” sono alcuni dei cartelli che portano con loro, in un gesto di riappropriazione collettiva che segnerà un punto di svolta definitivo nella storia del paese.
Durante la marcia di Baghdad le manifestanti portano anche le foto con i volti e i nomi delle martiri: Sarah Talib, Huda Khudair, Zahraa Ali Salman, Jinan Al-Shahmani, e tante altre. Le ragazze e le donne in Iraq hanno scelto di manifestare come prova della loro presenza attiva e della loro forza, e per annunciare che continueranno a far parte della rivoluzione.
Rivoluzione che, ancora oggi, resta un modello inimitabile di mobilitazione per diverse ragioni: per le donne in particolare ha rappresentato la prima partecipazione femminile di massa ad un processo politico. In questo senso ha fatto la storia, costituendo una rottura sociale dalla quale è impossibile tornare indietro. Alcune donne di quelle proteste siedono oggi in Parlamento, elette tra i nuovi partiti indipendenti. Altre hanno portato avanti la militanza di base, continuando a riunirsi in numerose Assemblee femministe disseminate in tutto il paese, e usando piattaforme social di coordinamento come @she_wrevolution su Instagram. “Vogliamo dare voce a chi finora non l’ha mai avuta”, raccontano spesso.

Il progetto “AL THAWRA UNTHA (La rivoluzione è donna)”
Un Ponte Per, presente in Iraq da 30 anni e da sempre al fianco della società civile irachena, ha lanciato nel 2021 un nuovo intervento che proseguirà sino al 2025. “Al-Thawra Untha” (La rivoluzione è donna), finanziato dal Ministero degli Affari Esteri dei Paesi Bassi e portato avanti insieme al Centro d’Informazione per la Ricerca e lo Sviluppo iracheno (ICRD), ha come scopo il sostegno delle donne e delle attiviste irachene, ancora oggi in lotta contro stereotipi di genere e opprimenti norme sociali. Nato in seguito alla vastissima partecipazione femminile alle proteste di massa della Rivoluzione d’Ottobre, “Al Thawra Untha” vuole fornire a giovani donne, gruppi femminili formali e informali di base, attiviste, gli strumenti di lungo periodo per diventare reali agenti del cambiamento, attraverso incontri, laboratori, formazioni, networking, piani di capacity building, campagne pubbliche e iniziative artistiche.