Offensiva turca: cosa sta succedendo in Nord Est Siria

24 Novembre 2022, 10:14

Nord Est Siria e Kurdistan iracheno colpiti dall’aviazione turca

Nella notte tra sabato 19 e domenica 20 novembre 2022 la Turchia ha lanciato un’offensiva militare aerea lungo i confini con il nord est della Siria e il Kurdistan iracheno. Target dell’operazione sono state le principali località a ridosso dei confini, tra cui Kobane, città simbolo della resistenza curda contro Daesh (Isis) tra il 2014 e il 2015.

Si registrano le prime vittime civili (12) e numerose persone ferite.

“E’ arrivata l’ora della resa dei conti”, ha affermato su Twitter il ministero della Difesa turco, annunciando l’avvio dei raid. Da subito si teme un’escalation su vasta scala, come accaduto nel 2019 durante l’“Operazione speciale” che il governo di Ankara scatenò su tutto il nord est della Siria.

 

ULTIME NEWS

  • 23 novembre. Colpite le infrastrutture civili  

I nostri partner della Mezzaluna Rossa Curda (KRC) e il nostro staff in loco ci fanno sapere che al momento non si registrano spostamenti di massa della popolazione, anche se il livello di allerta resta alto per il timore di un’escalation militare nelle prossime ore. I team di emergenza sono già impegnati per aiutare le persone coinvolte nei bombardamenti a Derik, Debasie e altre località colpite. Le cliniche sono aperte e in funzione, e nessuna attività al momento è stata sospesa.

Nella notte tra il 22 e il 23 novembre sono stati condotti attacchi aerei nell’area di Qahtaniyyeh contro giacimenti di gas e petroliferi, mostrando l’intenzione della Turchia di danneggiare le infrastrutture civili per colpire la popolazione e rendere impossibile all’Amministrazione autonoma la gestione dei servizi essenziali.

Stiamo assistendo ad un’escalation di attacchi contro infrastrutture civili senza precedenti in nord est Siria, sul modello di quanto sta accadendo in Ucraina per mano dell’esercito russo.

  • 21 novembre. Kobane: chiediamo alla UE e all’Italia di intervenire su Ankara per fermare l’aggressione

“Chiediamo al Governo italiano e a quelli dell’Unione Europea un intervento immediato sulla Turchia, paese della NATO, per far cessare i bombardamenti sulla città di Kobane, sulle altre città del nord est della Siria e sul Kurdistan iracheno. Non è accettabile che una città martire nella lotta all’ISIS sia aggredita impunemente e nel silenzio delle cancellerie occidentali, da un paese che durante il lungo assedio da parte dell’ISIS non ha mosso un dito per fermare i miliziani del califfato nero che hanno goduto invece di complicità e di sostegno.” Lo affermano, in una dichiarazione, i due co-Presidenti di Un Ponte Per Angelica Romano e Alfio Nicotra.

“Facendo un uso strumentale dell’attentato a Istanbul – prosegue la nota della Presidenza UPP – si sta scatenando una aggressione pianificata da tempo dal Governo di Ankara e che gode della complicità della Russia, visto che Mosca ha consentito l’apertura all’aviazione turca dello spazio aereo siriano, interdetto dal 2019. La guerra in Ucraina e il non agire per fermarla sta avendo un effetto domino nel Medio Oriente e a pagarne il prezzo sono di nuovo i popoli. Occorre agire per bloccare questo effetto domino e per l’immediato cessate il fuoco”.

Qui il testo completo del nostro comunicato stampa

  • 20 novembre. “Ci sono già vittime civili”: le prime notizie del nostro team

Arrivano le prime notizie dal nostro team sul campo, nelle ultime ore sotto le bombe turche: per fortuna non ci sono danni sulle nostre strutture. Le attività sanitarie e di protezione che portiamo avanti stanno proseguendo.

“Ovviamente siamo in massima allerta rispetto alle sorti della popolazione civile e del nostro staff in loco. Pertanto stiamo rafforzando le misure di sicurezza secondo protocolli prestabiliti, ad esempio evitando la presenza presso edifici e infrastrutture pubbliche che purtroppo possono rappresentare un target per i bombardamenti turchi”, racconta il nostro Luca Magno, responsabile dei programmi di Un Ponte Per nell’area.

Al momento sono state colpite prevalentemente postazioni militari ed alcuni edifici di carattere pubblico, ma ci sono già diverse vittime civili. Speriamo non ci sia un escalation nelle prossime 24/48 ore, anche se la Turchia non esclude operazioni militari via terra.

“Tutto il nord est della Siria che confina con la Turchia è oggi a rischio escalation. In queste ore la popolazione civile non è ancora in fuga e i servizi non sono stati sospesi. Qualora la situazione peggiorasse però non sono escluse sospensioni gravi di servizi fondamentali e fughe di massa”, prosegue Luca.

Ad oggi sono avvenuti attacchi aerei ed alcuni attacchi con droni anche nel nord dell’Iraq.

Durante l’offensiva militare del 2019 ci furono conseguenze enormi in tutta l’area. Furono colpite anche le nostre ambulanze in nord est Siria e due ospedali che avevamo contribuito a ricostruire, mettendo a repentaglio anni di lavoro umanitario a sostegno della popolazione.

“Ci appelliamo a tutte le autorità internazionali e diplomatiche affinché si attivino subito per prevenire ogni possibile escalation militare”, conclude Luca Magno.

 

UN PONTE PER IN SIRIA

Un Ponte Per è presente nel nord est della Siria dal 2015, anno in cui costruisce legami con le organizzazioni della società civile avviando un ciclo di distribuzioni di aiuti umanitari e medicinali che raggiungeranno migliaia di persone in stato di bisogno.

Stringendo un solido legame con la Mezzaluna Rossa Curda (KRC), UPP avvia un vasto programma di sostegno sanitario, che contribuisce a fronteggiare l’emergenza umanitaria durante la guerra per liberare da Daesh la città di Raqqa, costruendo un sistema di cliniche e ambulanze destinate alla popolazione civile.

Proseguono gli invii di aiuti umanitari e vengono allestite 6 Cliniche mobili, necessarie ad assistere la popolazione coinvolta nella guerra. UPP avvia inoltre specifiche formazioni al personale medico-sanitario della KRC, perché possa intervenire al meglio nel sostegno alla popolazione sfollata e coinvolta nei combattimenti.

Nel corso dei combattimenti per la liberazione della città di Raqqa dal controllo di Daesh, UPP interviene assicurando l’accesso alle cure sanitarie alla popolazione e sostenendo il precario sistema sanitario locale. Acquista numerose ambulanze e allestisce alcuni Centri per la stabilizzazione dei feriti, intervenendo direttamente sul fronte dei combattimenti, stabilizzando le persone ferite prima di trasferirle nei più vicini centri sanitari. Parallelamente continua a formare il personale locale, crea una rete di Operatori sanitari di Comunità, che svolgono attività di prima assistenza porta a porta, per raggiungere le aree più remote del governatorato di Raqqa, e avvia un percorso di sostegno a donne e minori vittime di violenza. All’interno dei campi che accolgono le persone sfollate a causa della guerra UPP avvia la costruzione di piccole cliniche per garantire accesso continuativo alle cure.

Al termine dell’emergenza umanitaria, Un Ponte Per resta operativa nel sostegno alla ricostruzione del sistema sanitario, delle cliniche e del principale ospedale di Raqqa, riabilitato nel 2018.

Nel 2019 UPP resta coinvolta nelle operazioni belliche lanciate dalla Turchia nel nord est della Siria. Vengono colpite alcune ambulanze e centri sanitari che UPP aveva allestito insieme alla KRC. Al termine dell’emergenza, che causa danni enormi alle infrastrutture e moltissime vittime, UPP riprende il suo lavoro in ambito sanitario, si concentra sulla protezione di donne e minori e costruisce un sistema di smaltimento dei rifiuti sanitari, garantendo la gestione sicura a tutti gli ospedali e alle cliniche sostenute nel corso degli anni. Interviene nell’emergenza causata dalla pandemia di Covid-19, creando reparti temporanei di terapia sub-intensiva inesistenti nell’area, per la gestione dei casi più gravi. A settembre 2022 completa la riabilitazione dell’ospedale “Al Hilal” di Raqqa, che diventa interamente pediatrico e passa nelle mani dell’Amministrazione locale.

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