Rotte Migratorie: la nuova xenofobia di Stato della Tunisia

1 Marzo 2023, 15:59

Ennesima puntata della deriva autoritaria/nazionalista del Presidente Saied. Parole gravissime sui migranti africani subsahariani, che oltre agli arresti arbitrari ormai rischiano la violenza nelle strade. Un po’ di luce arriva solo dalla società civile tunisina, che non si arrende all’odio xenofobico e scende in piazza.

 

Nella sera del 21 febbraio il capo di Stato tunisino, Kais Saied, ha dichiarato di essere intenzionato a “prendere misure urgenti per affrontare l’ingente flusso di migranti irregolari in Tunisia, provenienti dall’Africa subsahariana”.

Il Presidente Saied – che solo nel 2021 veniva insignito da ‘La Sapienza’ di Roma con un dottorato honoris causa per meriti inerenti “il dialogo (…) e la valorizzazione dei diritti umani” – ha poi svelato tutto il suo pensiero sull’argomento. Le migrazioni, secondo Saied, sarebbero il prodotto di un “accordo criminale avviato a inizio secolo con l’obiettivo di modificare la composizione demografica della Tunisia”. Il tutto avverrebbe nel quadro di uno stratagemma concepito da “entità straniere” con l’obiettivo di operare una “sostituzione etnica” tesa a marginalizzare l’identità arabo-musulmana del Paese. Ricorda qualcosa? Una sorta di Piano Kalergi rieditato in salsa araba. Saied, non contento, ha poi tracciato l’identikit del criminale medio: migrante, nero, subsahariano, incivile.

Questa delirante dichiarazione si inserisce in un momento storico in cui gli arresti arbitrari (almeno 700 negli ultimi 20 giorni, secondo Asf) di migranti subsahariani, di oppositori politici, sindacali etc. stanno tornando ai livelli di Ben Alì. Le persone arrestate vengono spesso portate in centri illegali spaventosi, dove non si rispettano i più elementari standard di dignità umana. Una violenza sistemica che sta colpendo anche donne, bambini e persino i neonati delle famiglie migranti, mentre continua l’incitamento all’odio da parte di gruppi organizzati e figure politiche.
Nelle ultime settimane però, la “caccia al nero” in Tunisia sta diventando un fenomeno di massa: il numero di rapine, aggressioni fisiche, sessuali e verbali è in aumento costante, sia da parte di gruppi razzisti che dalla stessa polizia.

Secondo l’organizzazione Avocats sans frontières (Asf), sono ormai centinaia le aggressioni subite da persone di origine subsahariana. Come ad esempio rastrellamenti casa per casa per cacciare le persone dalle abitazioni, intimidazioni, attacchi fisici con armi da taglio, licenziamenti in tronco, incendi dolosi.

Sembra che manchi poco al pogrom in strada. Le testimonianze che arrivano sono davvero pesanti. “Sono disgustata, il proprietario dell’appartamento che affittavamo ci ha buttato fuori casa dalla mattina alla sera. Viviamo nella paura, siamo alla mercè di tutti” – esclamano terrorizzate Ines, Anna, Pierre, Mélissa, quasi tutte donne originarie della Costa d’Avorio.

L’unico barlume di speranza in questa situazione, arriva dalla società civile tunisina che non si sta arrendendo di fronte alle barbarie. Ad esempio in migliaia hanno partecipato alla manifestazione di Tunisi contro il “fascismo e il razzismo”, organizzata in risposta a Kais Saied. In questo senso, come Un Ponte Per esprimiamo tutta la nostra vicinanza alle persone migranti e alle/gli attiviste/i sotto attacco, come pure a tutti/e coloro che si stanno opponendo a questa deriva. A tal fine rilanciamo la petizione del “Fronte Antifascista Tunisino”, sostenuta anche dalle amiche e dagli amici dell’Associazione Lina Ben Mhenni (insieme alle quali collaboriamo al progetto Kutub Hurra) per dire basta a tutto questo odio.
E’ possibile firmare la petizione qui.

La svolta autoritaria di Saied non è purtroppo una novità. In Tunisia, nel luglio 2021 sono stati sospesi i lavori del parlamento (poi sciolto) e puntualmente vengono prese di mira tutte le voci di opposizione al Presidente, siano esse politiche, sindacali o mediatiche. La novità è il totale allineamento (o asservimento?) di Saied con le politiche migratorie europee, discriminatorie e basate sull’esternalizzazione delle frontiere e sul controllo poliziesco delle migrazioni. Un percorso che – secondo il testo della petizione –  distorce la storia del Paese e mina i valori che le generazioni successive hanno difeso, come la rivoluzione dei Gelsomini”.

Dall’altra parte del mare, per il momento, l’Unione Europea sta preferendo il silenzio, Italia compresa. Ricordiamo che il Ministro Tajani insieme al Ministro Piantedosi hanno incontrato Kais Saied a Tunisi, circa un mese fa. Ufficialmente al fine di “intervenire alla radice per risolvere il problema dell’immigrazione irregolare”. Al termine di quel colloquio, salutato con soddisfazione da entrambe le parti, il Ministro Tajani dichiarava – ”la Tunisia si è impegnata a risolvere tutti i problemi che ci possiamo trovare di fronte. Faremo del nostro meglio perché questa collaborazione a ogni livello possa essere rinforzata”.

Sembrerebbe che dopo la Libia, il governo italiano abbia trovato un nuovo complice.