Ucraina: Mobilitiamoci per la pace

18 February 2022, 11:32

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CONFLITTO NATO/RUSSIA/UCRAINA: MOBILITIAMOCI PER LA PACE

La presa di posizione approvata dal Comitato Nazionale di Un Ponte Per

 

“La guerra che verrà non è la prima.
Prima ci sono state altre guerre.
Alla fine dell’ultima c’erano vincitori e vinti.
Fra i vinti la povera gente faceva la fame.
Fra i vincitori faceva la fame la povera gente egualmente.”

Bertolt Brecht

 

Un Ponte Per parteciperà a tutte le mobilitazioni per la pace e contro la guerra tra la Nato, la Russia e l’Ucraina previste nei prossimi giorni. Vi parteciperemo indipendentemente dalle piattaforme di convocazione perché riteniamo importante che in queste ore si alzi forte la voce dalla società civile per impedire nel nostro continente una nuova ed insensata carneficina.

 

Abbiamo già manifestato la nostra idea di “neutralità attiva” e di non allineamento a cui dovrebbe attenersi il nostro Governo e la stessa Unione Europea. Neutralità attiva non significa stare fermi o in disparte in attesa che gli eventi si compiano, ma operare fattivamente per far abbassare la tensione, creare canali di dialogo, assumere iniziative forti che avvicinino i popoli e consentano una soluzione negoziata e giusta della crisi. Neutralità attiva significa che il nostro Governo deve:

  1. Dichiarare l’indisponibilità dell’Italia alla partecipazione al conflitto ritirando i militari oggi schierati nell’Europa orientale.
  2. Formalizzare la propria contrarietà all’ulteriore estensione ad Est della Nato.
  3. Avviare una nuova politica estera basata sul multilateralismo.

Ai sindaci e alle sindache delle nostre città chiediamo di convocare in Italia i loro colleghi delle città delle zone contese in Ucraina e in Russia e di chiedere ai sindaci e alle sindache delle altre città europee di convocare un summit di pace e di dialogo tra quei popoli. Solo costruendo ponti, mobilitando le coscienze ed unendo i popoli, i signori della guerra potranno essere fermati.

La nostra idea è quella di chi si batte per un continente, dall’Atlantico agli Urali, libero da armi nucleari, in cui ogni muro, confine e barriera siano abbattuti, in cui tutti i popoli siano ugualmente liberi. Un continente unito e solidale in cui ognuno possa parlare la propria lingua e in cui tutte le lingue possono essere insegnate nelle proprie scuole perché il pluralismo linguistico è un patrimonio dell’umanità a cui nessun popolo deve dover rinunciare.

Ci battiamo affinché tutte le risorse naturali e le ricchezze di questo continente siano messe a disposizione di tutti e di tutte per sostenere il benessere delle popolazioni, sottraendole alla logica del profitto e della distruzione della natura, riconvertendo l’attuale sistema economico con uno diverso basato sulla giustizia sociale e veramente ecosostenibile.

Riteniamo i Patti militari, la loro stessa esistenza ed ulteriore estensione, una minaccia alla sicurezza dei popoli. Già oggi il clima di guerra fredda imposta nel nostro continente dalla contrapposizione NATO/Russia ha fatto raddoppiare la spesa per armamenti sottraendo preziose risorse alla lotta alle diseguaglianze, alle malattie, alla povertà e ad una vera conversione ecologica dell’economia. Alla logica di potenza dei blocchi vogliamo che si sostituisca il concetto della sicurezza condivisa, con un rilancio delle Nazioni Unite e dell’OSCE come fautori principali della sicurezza e della cooperazione comune.

I nazionalismi hanno già in passato portato alla tragedia l’Europa, mettendo i popoli l’un contro l’altro armati. Dietro ogni nazionalismo prospera l’estrema destra xenofoba e razzista e l’Europa che ha conosciuto l’orrore del nazifascismo non può permettere che questo avvenga impunemente.

Noi vogliamo per il nostro continente il multilateralismo, la convivenza pacifica, i diritti di cittadinanza per tutti/e coloro che lo abitano senza discriminazione alcuna.

Non è vero che l’Europa è stato territorio di pace dalla fine della Guerra mondiale ad oggi. Nord Irlanda, Alto Adige-Sud Tirol, Cipro, Paesi Baschi, Cecenia, ex Jugoslavia sono lì a ricordarci che la pace deve essere sempre inclusiva e non può basarsi sulla spartizione etnica o il dominio militare.

La guerra che spira ad oriente è figlia diretta di chi ha distrutto le aspirazioni di pace dei popoli dopo la caduta del muro di Berlino e di chi ha dimenticato la lezione delle guerre globali del secolo scorso.

La prima e la seconda Guerra del Golfo, quelle in Afghanistan, in Siria, in Libia, in Abkazia o in Nagorno Kharabak, ci raccontano del fallimento dei governi che hanno sdoganato la guerra come sistema di risoluzione delle controversie internazionali, in violazione della Carta dell’ONU e per noi italiani dell’art.11 della Costituzione. Dalle macerie di quelle guerre il mondo si è trovato più insicuro ed ingiusto.

Dalla provetta delle armi di sterminio di massa in Iraq mostrata da Colin Powell al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, abbiamo imparato a non fidarci dei rapporti dei servizi segreti, della propaganda bellicista, del tentativo di militarizzare le coscienze dell’opinione pubblica per renderle accondiscendenti all’uso della forza.

Chi pubblica i documenti delle stragi, dei crimini perpetrati contro inermi come ha fatto il giornalista Julian Assange, è messo agli arresti e rischia di essere estradato e consegnato a chi ha interesse a che l’informazione non sia veramente libera.

Noi che siamo abituati a guardare le guerre con gli occhi delle vittime, da chi riceve sulla propria testa le bombe, da chi soffre i lutti, le deportazioni, gli stupri, la riduzione in schiavitù, non tifiamo né per Mosca né per Washington ma ci battiamo per la pace.

Perché solo la pace crea futuro e sicurezza.