In Giordania, a fianco di tutte le donne

12 February 2016, 14:39

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Si è conclusa la seconda fase del nostro progetto “Hemayati!” (La mia cura) in Giordania, dedicato alle donne siriane, palestinesi, irachene e giordane. Per la loro salute, e la loro protezione.

 

Dieci mesi di lavoro in 4 cliniche, oltre 5.000 visite effettuate, quasi 3.000 persone coinvolte negli incontri di sensibilizzazione contro la violenza di genere: sono questi i numeri della seconda fase del nostro progetto “Hemayati!” (La mia cura), dedicato alla salute riproduttiva e alla protezione delle donne siriane, irachene e palestinesi rifugiate in Giordania, e a quelle della comunità ospitante.

Dopo una prima fase che ci aveva visti impegnati in 9 cliniche gestite dai nostri storici partner locali della Jordanian Women’s Union (JWU), dedicata anche in quel caso alla protezione e alla cura delle donne con assistenza medica e legale delle vittime di violenza, incontri di sensibilizzazioni e corsi di formazione professionali, la seconda fase si è da poco conclusa con ottimi risultati.

Irbid, Khaldiyya, Zarqa e Amman i luoghi di intervento, portato avanti grazie alla rinnovata collaborazione con la JWU e al sostegno di UNFPA, che ha permesso di aggiungere un tassello importante al lavoro di assistenza sanitaria: la componente di salute riproduttiva, importante per rispondere alle necessità delle donne che si trovano in una condizione di sfollamento, e che pagano spesso il prezzo più alto di una crisi umanitaria di cui non si intravede la fine.

Obiettivo del progetto era fornire un sostegno alle vittime di violenza di genere e garantire la salute riproduttiva delle donne attraverso il lavoro di personale altamente specializzato – ginecologhe, ostetriche, operatrici sociali, psicologhe e legali – a loro volta parte della comunità rifugiata e locale.

Tra i problemi riscontrati più frequentemente fra la popolazione rifugiata il matrimonio precoce – aumentato sensibilmente in questi anni di crisi umanitaria -, delle gravidanze troppo frequenti, della violenza di genere, oltre alla necessità di affrontare le cure pre e post natali dei bambini nei campi in cui le famiglie sono state ospitate.

Secondo la valutazione delle tante pazienti che si sono rivolte ai centri (il 74% siriane, il 20% giordane e il 6% palestinesi e irachene), i servizi forniti e gli incontri di sensibilizzazioni sono stati di estrema efficacia ed importanza, sia da un punto di vista tecnico che per l’approccio culturale utilizzato. Nella maggior parte dei casi infatti per le pazienti la possibilità di rivolgersi a specialiste che appartengono alla stessa comunità è un fattore fondamentale.

“Hemayati!” si inserisce in un più vasto intervento che stiamo portando avanti in Giordania come in Iraq per tutelare le donne, sostenere le vittime di violenza, accompagnare loro e i loro figli verso un futuro di normalità, andando oltre l’emergenza.