ECSA in Marseille: high youth participation

29 April 2024, 14:58

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Di Fabio Alberti, Fondatore di Un Ponte Per
Pubblicato il 28.12.2024 su Pressenza.com

L’idea di convocare un nuovo meeting europeo degli attivisti e delle attiviste del movimento altermondialista e dintorni è nata tra Genova e Firenze nel corso degli incontri in occasione del 20° anniversario del controvertice del G8 del 2001 e del Forum Sociale Europeo di Firenze del 2002. È stato in quel passaggio che le reti europee di attivisti hanno avuto occasione di re-incontrarsi dopo anni in cui prima la crisi economica, poi il Covid, poi le guerre avevano distanziate e frammentato il movimento per un altro mondo possibile e asciugato la capacità di mobilitazione dei Forum Sociali.

L’impegno a rivedersi è stato mantenuto con un generoso sforzo delle associazioni francesi, a Marsiglia, città multietnica governata dalla sinistra che da capitale europea della cultura 2013 ha ereditato anche gli spazi adatti: la grande manifattura tabacchi di La Belle de Mai, dismessa e ora luogo pubblico di sperimentazione, creazione e fruizione culturale, in particolare delle culture giovanili, gestita da una cooperativa sociale. Un posto adatto anche per i numerosi spazi a disposizione.

Tre giorni di discussione, 76 seminari, quattro assemblee plenarie, un migliaio di partecipanti da quasi tutti i Paesi europei, compresi, questa volta, anche i Paesi dell’est. L’ECSA (European Common Space for Alternatives) di Marsiglia non ha avuto forse l’ampiezza di altri incontri, ma è stato un’occasione nella quale attivisti e attiviste di tutta Europa hanno scambiato opinioni, esperienze e numeri di telefono. Con la promessa di tornare a lavorare insieme, almeno sui grandi temi che attraversano il pianeta: il riarmo europeo e la guerra, il cambiamento climatico, l’avanzata delle destre, l’erosione continua dello stato sociale europeo.

Non è ancora una ripartenza, ma forse un passaggio di testimone, a giudicare dalla quantità di giovani, ragazzi e soprattutto ragazze, che hanno partecipato gestendo in prima persona gruppi di lavoro, assemblee, redazione delle conclusioni con un metodo inclusivo e partecipativo. Nuova, almeno per noi che venivamo dall’Italia, anche la grande e attiva presenza di attivisti e attiviste figli e figlie dell’immigrazione, stabilmente in Europa, entrati a pieno diritto nelle leadership di molte organizzazioni. Cosa che in Italia è ancora lontana dall’essere avvenuta.

Ed è stato forse anche per questa larga presenza che, scontata la solidarietà senza remore nei confronti della popolazione palestinese soggetta ad occupazione e ad apartheid e ora a genocidio, l’intero incontro è stato fortemente attraversato dal discorso decoloniale.

Ne è testimonianza non solo l’insistenza su questo tema, emerso in molti seminari e connesso a molte tematiche, a cominciare dal cambiamento climatico declinato in termini di debito del Nord verso il Sud e dalla migrazione letta come conseguenza delle politiche commerciali neocoloniali. Nelle conclusioni del gruppo di lavoro sull’identità europea la colonizzazione è indicata come la vera radice di tale identità. Tra le altre cose si è discusso anche della campagna per l’istituzione di una “Giornata europea per la Memoria delle vittime del colonialismo”, che ho proposto a nome di Un Ponte Per e che potrebbe prendere corpo nei prossimi anni.

La possibile saldatura/alleanza tra le lotte sociali, pacifiste, femministe, ambientali e per i diritti in Europa con la tendenza del Sud Globale a liberarsi dalla dipendenza dal centro, che si può leggere in tanti episodi più recenti di politica internazionale, può forse essere intravista come una tendenza cui guardare con attenzione.

Altro aspetto che ha preoccupato e ha attraversato ECSA è l’allarme per la diffusione e la crescita, nei governi, le forze politiche e tra la popolazione, delle tendenze di estrema destra e fasciste. Molto citata l’Italia, come esempio del primo Paese tra i fondatori dell’Europa nel dopoguerra a essere governato da una forza politica di estrazione neofascista, con il timore che il contagio possa estendersi ad altri Paesi centrali. Numerosi gli appelli a fare fronte comune contro le destre.

La larga presenza giovanile ha portato una sferzata di radicalità anticapitalista che si è confrontata con una più posata e riflessiva postura delle “vecchie guardie”, non tanto sulle analisi, quanto sugli accenti. Non si è trattato però di uno scontro, quanto di un confronto in cui ognuno interrogava sé stesso e l’altro sulla strada migliore per contrastare la crescita delle destre, tra ricerca di larghe alleanze e richiami rivoluzionari.

Ciò che mi è sembrato visibile qui a Marsiglia è che sta crescendo in Europa una nuova leva radicale, ottimista e combattiva di giovani, ragazzi e ragazze, bianchi e neri, con una grande capacità di fare rete nel continente e che guardano al futuro con la speranza e la voglia di cambiarlo. Nei prossimi anni potrebbero essere un serio intralcio all’apparentemente inarrestabile ritorno dell’Europa a potenza neocoloniale armata e al suprematismo occidentale. E forse nelle università statunitensi questo sta già cominciando.