Non è troppo tardi per salvare Hasankeyf e la Mesopotamia
Comunicato stampa
Non è troppo tardi per salvare Hasankeyf
Il 7 e 8 giugno saranno le Giornate di Azione Globale per salvare l’antica città di Hasanekyf, la Valle del fiume Tigri e il patrimonio mondiale rappresentato dalla Mesopotamia. L’appello delle associazioni della società civile in Iraq, Siria, Turchia, Stati Uniti, America Latina ed Europa per fermare il progetto della Diga di Ilisu. Tra i firmatari anche l’italiana Un Ponte Per…, presente da 28 anni in Iraq.
Roma, 6 giugno 2019 – Il Governo turco lo ha dichiarato: il 10 giugno 2019 inizierà il riempimento del bacino idrico della Diga di Ilisu, l’enorme progetto idrico realizzato lungo il fiume Tigri che, se portato a termine, minaccerà gravemente l’esistenza delle popolazioni che da millenni abitano la Mesopotamia.
Per questo, nel maggio scorso oltre 100 organizzazioni della società civile, provenienti da Turchia, Iraq, Iran e Siria, oltre che da Stati Uniti, America Latina ed Europa, hanno lanciato un appello al Governo turco per fermare il progetto di costruzione della Diga, che minaccia di creare immensi danni all’ambiente, all’ecosistema e al patrimonio culturale rappresentato dalla Valle del Tigri e dalla Mesopotamia. Gli attivisti chiedono che sia avviato un nuovo processo, partecipativo e inclusivo delle comunità locali che abitano quest’area, e perché l’immenso patrimonio che rappresenta sia preservato.
Tra loro, anche quelli della Campagna “Save the Tigris”, lanciata da giovanissimi attivisti iracheni, sostenuti da anni dall’organizzazione italiana Un Ponte Per… (UPP), presente nel paese da oltre 28 anni e firmataria dell’appello.
“Gli attivisti lo dicono chiaramente: ‘c’è ancora tempo’. Significa che sperano nella capacità della solidarietà internazionale di riconoscere e preservare un luogo che è patrimonio dell’umanità”, afferma Ismaeel Dawood, Civil Society Officer di UPP, che da anni segue il lavoro dell’organizzazione nell’affiancamento costante alle lotte della popolazione irachena. “Hasankeyf e le aree circostanti vanno difese perché sono il simbolo della lotta civile contro le grandi opere, che vengono realizzate senza rispetto per la nostra comune storia umana, la cultura del luogo, l’ambiente, l’opinione delle persone che vivono in quell’area”, aggiunge.
Gli attivisti della Campagna “Save the Tigris” sono tra i firmatari dell’appello internazionale che chiede solidarietà attiva per le Giornate di Azione Globale per la difesa di Hasankeyf, previste per il 7 e 8 giugno 2019.
In queste date sono previste azioni in molte città della Turchia, dell’Iraq e di tutta la regione mesopotamica.
Di seguito, l’appello diffuso dalle organizzazioni firmatarie.
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Non è troppo tardi per salvare Hasankeyf!
Per 12.000 anni la città di Hasankeyf, nel sud della Turchia, è stata un luogo di insediamento urbano. Culla di molteplici culture e civiltà, questo eccezionale sito è stato creato sulle rive del fiume Tigri, tra le colline e le vallate adiacenti, e rappresenta un patrimonio universale. Recenti scavi archeologici hanno dimostrato che Hasankeyf rappresenta solo l’apice di un patrimonio culturale molto più profondo, e ancora da scoprire. Numerosi studi indipendenti hanno rivelato che Hasankeyf e la Valle del Tigri sono storicamente rilevanti tanto quanto Efeso, Troia, la Cappadocia e siti simili, e soddisfano 9 dei 10 criteri richiesti dall’UNESCO per entrare a far parte dei siti Patrimonio dell’Umanità. Gli studi hanno inoltre rivelato che Hasankeyf è un sito gemello di Göbeklitepe, santuario che si trova 225 chilometri più a ovest e risalente alla stessa epoca, scoperta che condurrebbe a nuove conclusioni sulla storia dei primi insediamenti umani della storia.
Mentre però il Governo turco è riuscito a far includere Göbeklitepe nella lista dei siti UNESCO Patrimonio dell’Umanità, Hasankeyf e la Valle del Tigri sono destinati ad essere sommersi d’acqua a causa della costruzione della Diga di Ilisu e dell’Hydroelectric Power Plant Project, quasi completamente realizzato.
Recentemente il Governo turco ha annunciato che avvierà il riempimento del bacino di Ilisu il 10 giugno 2019. Fonti ufficiali hanno aggiunto inoltre che nell’ottobre 2019 la città di Hasankeyf sarà colpita dall’innalzamento del livello dell’acqua.
Il progetto di Ilisu era e resta un investimento distruttivo e completamente sbagliato. Ecco perché sin dall’inizio il progetto è stato fortemente contestato non solo a livello locale in Turchia, ma anche in Iraq, in Siria e nel mondo. Al contrario di quanto si afferma ufficialmente, la Diga di Ilisu non porterà benefici socio-economici di alcun tipo per la maggior parte della popolazione regionale, e oltre 80.000 persone dovranno rinunciare alla loro principale fonte di sostentamento.
Oltre ad Hasankeyf, una porzione importante del patrimonio culturale dell’Alta Mesopotamia situato lungo il fiume Tigri sarà allagato. La biodiversità dell’ecosistema locale – ancora in gran parte naturale – sarà gravemente compromessa. Il progetto di Ilisu impatterà anche sul tratto a valle del Tigri, frammentando le riserve d’acqua delle principali città irachene, e mettendo fortemente a rischio la sostenibilità dell’agricoltura. In particolare le Paludi Mesopotamiche, patrimonio UNESCO nel sud dell’Iraq, saranno minacciate dalla siccità causata dalla diminuzione dei flussi acquiferi.
Il programma governativo turco recentemente avviato – chiamato “riallocazione e consolidamento” – ha seriamente danneggiato il patrimonio culturale di Hasankeyf. Ma molto di questo patrimonio è ancora intatto, e può essere salvato.
Nonostante il progetto di Ilisu sia in fase avanzata, crediamo fortemente che la sua interruzione stimolerebbe un processo di cui la popolazione locale irachena e turca beneficerebbero in modo diretto, a livello economico, sociale e culturale.
Facciamo dunque appello al Governo turco perché non avvii il riempimento del bacino di Ilisu, né a giugno né più tardi. Piuttosto, sarebbe da avviare un nuovo processo di discussione, aperto alla cittadinanza, partecipativo e trasparente, con tutti/e i/le rappresentanti delle comunità locali delle 5 province interessate dal progetto.
Le politiche future sulla Valle del Tigri e sulla regione dovrebbero essere basate sui risultati di questo dibattito, sviluppate e implementate con l’accordo di tutte le parti interessate. Un’altra condizione imprescindibile dovrebbe essere il raggiungimento di un mutuo accordo con l’Iraq e con la Siria, basato sulla legalità internazionale, che possa garantire un sufficiente afflusso d’acqua alle Paludi Mesopotamiche e a tutto il sud dell’Iraq.
Facciamo appello agli individui e alle organizzazioni nel mondo perché supportino le nostre richieste, e lancino appelli analoghi verso il governo turco.
Organizzazioni firmatarie:
Initiative to Keep Hasankeyf Alive, Turchia
Save the Tigris Campaign, Iraq
Mountain Watch, Iran
Humat Dijlah, Iraq
Make Rojava Green Again, Rojava/Siria
Mesopotamia Ecology Movement, Turchia
Waterkeeper Iraq, Kurdistan Iracheno
Hasankeyf Matters, Turchia
Iraqi Civil Society Solidarity Initiative (ICSSI), Iraq
Ecology Union, Turchia
Munzur Environmental Association, Turchia
Iraqi Social Forum, Iraq
Green Rage Ecology Collective, Turchia
Güzel Zağros’u Destekleme Halk Kampanyası, Iran
TMMOB (Union of Chambers of Engineers and Architects) Batman Provincial Coordination Council, Turchia
Civil Development Organization (CDO), Kurdistan Iracheno
Campaign Right to Water, Turchia
350Ankara, Turchia
Çoruh Conservation Union, Turchia
Life and Solidarity Travelers, Turchia
Green Resistence – Ecology and Life Newspaper, Turchia
Antalya Ecology Council, Turchia
Alakır Sister-/Brotherhood, Turchia
HDK Ecology Council, Turchia
Lebanon Eco Movement, Libano
Eco-Conscience, Tunisia
The Peoples’ Advocacy Foundation for Justice and Redress, Sud Africa
Rivers without Boundaries International Coalition), Asia
Pakistan Fisherfolk Forum, Pakistan
Environment Support Group, India
Inter-American Vigilance for the Defense and the Right to Water (Red VIDA), The Americas Chile Sustainable, Chile April Foundation (Fundacion Abril), Bolivia
Movement of Defence of Water, Land and Environment (MODATIMA), Cile
Movement of Dam Affected People (MAB), Brasile
Friends of Earth, El Salvador
European Water Movement
Earth Thrive, Balcani
Odbranimo reke Stare planine, Serbia
Ekologistak Martxan, Paesi Baschi
Network for a New Water Culture (XNCA), Catalogna
Ecologists in Action, Spagna
World Heritage Watch (WHW), Germania
Platform in Defence of the Ebro River, Catalogna
UPP – Un Ponte Per, Italia
CounterCurrent, Germania
The Corner House, Inghilterra
Friends of Earth, Francia
Italian Forum of Water Movements, Italia
Riverwatch – Society for the Protection of Rivers, Austria
Animals Are Sentient Beings, Stati Uniti
Coordination EAU Île-de-France, Francia
Plan C, Inghilterra
Shoal Collective, Inghilterra
Hasankeyf Initiative Berlin, Germania
Institute for Agriculture and Trade Policy, Stati Uniti
Coordination EAU bien commun, Francia
Urgewald, Germania
Idle No More SF Bay, California/Stati Uniti
EcoMujer, Germania
Solidarity Economy Association, Inghilterra
FreshWater Accountability Project, Stati Uniti
Plataforma Ciudadana Zaragoza sin Fractura, Spagna
Association of Popular Culture Alborada, Gallura/Spagna
International Rivers, Stati Uniti
Solifonds, Svizzera
Centre for Research on Multinational Corporations (SOMO), Norvegia
Ecological Center DRONT, Russia
Ecosocialist Horizons, Stati Uniti
Socio-Ecological Union International, Russia
Biodiversity Conservation Center, Russia
Earth Law Centre, Stati Uniti
Green Anti-Capitalist Front, Inghilterra
Cambridge Social Ecology Group, Inghilterra