Speranze dalla terra e dal futuro

4 Aprile 2016, 14:59

A Kraljevo, vado a trovare Mijo, che non vedo da tempo.

Mijo è stato costretto a fuggire dal Kosovo e Metohija nel giugno del ’99, dopo la fine dei bombardamenti della Nato e il ritiro delle truppe serbe dal Kosovo.

Ha dovuto lasciare la sua casa, a Belo Polije, vicino Peć, costruita con anni di sacrifici. Tutte le volte che siamo tornati insieme da quelle parti, dall’auto me l’ha sempre indicata: ogni volta le mancava una parte, portata via dai razziatori, distrutta per sfregio. L’ultima volta che siamo stati insieme non si è neppure voltato a guardarla. Persa per sempre, insieme al Kosovo, alla Metohija, a quella vita fatta di anni di lavoro, tanto lottare, tanto soffrire.

Una casa Mijo se l’è costruita pure a Kraljevo, una casa per la sua famiglia: Mira, la moglie e i tre figli, Radoš, Josif, Jovana. Lui non ha mai smesso di lottare per un futuro migliore da offrire loro. In questi anni, noi di Un ponte per… gli siamo stati sempre vicini, sia con la semplice solidarietà e amicizia, sia con i sostegni a distanza. Ma lui non s’è adagiato sugli aiuti e ha lottato con ogni mezzo.

Di Mijo ho raccontato nei miei libri. Nel marzo del 2004 era tornato a Belo Polije per sistemare alcune faccende legate a sue vecchie proprietà, ma fu preso in mezzo ai disordini del pogrom antiserbo-ortodosso che fece altre vittime e causò la distruzione di molta parte di quel patrimonio culturale di cui pochi sembrano ricordarsi quando, oggi, si chiede l’ammissione del nuovo Kosovo, di questo nuovo Kosovo albanese monoetnico, addirittura nell’Unesco. Pochi sembrano ricordarsi dei continui pericoli che corrono i monasteri, testimoni di una cultura millenaria, quella serbo-ortodossa, appunto, che si vorrebbe cancellare.

Mijo mi racconta di come la vita sia comunque difficile, anche dopo diciassette anni da quei bombardamenti. E’ stato nei mesi scorsi in Russia, a lavorare come muratore. Vitto, alloggio, viaggio, ma la paga ha lasciato a desiderare e quello che ha riportato a casa non è servito a molto. Ha un pezzetto di terra, Mijo, che lavora aiutato dalla moglie e dai figli, terra che potrebbe dargli di più… “Dalla Norvegia hanno comprato delle serre da donare al Comune di Kraljevo, ma non sono molte e non è facile entrare in quelle liste!”.

Pare costino più di mille euro l’una, ci sembra troppo… “Con cinquecento euro se ne può realizzare una molto buona, ottima per una famiglia!”. Con noi c’è Novka, la mia sorella acquisita, rimasta senza lavoro dopo la chiusura definitiva della fabbrica di elettrodomestici Magnohrom. Anche Novka si dice convinta che le serre possano costare di meno. Così, nasce l’idea.

Ci siamo messi al lavoro e dopo solo qualche mese eccoci qui, a comprare serre per famiglie di Kraljevo fra le più bisognose. Abbiamo inserito anche le famiglie di Mijo e Novka nella lista preparata in collaborazione con la Croce Rossa Serba di Kraljevo.

Dopo un sopralluogo con un amico, Roberto, esperto di agricoltura biologica e sostenitore delle attività di Un ponte per… in Serbia (Roberto ha anche ospitato, negli anni scorsi, dei ragazzini durante i periodi estivi, nelle nostre iniziative di ospitalità), abbiamo preso accordi con una ditta di Čaćak, disponibile anche a incontrare le famiglie e mostrare loro il corretto uso della serra scelta, una serra con una forte struttura e ottimo nylon di copertura, garantito 4 anni, con un sistema semplice di irrigazione, semplice ma esistente e compreso nella fornitura.

Il costo, che si aggira fra i seicento e i settecento euro, dipende dalla misura, scelta in base alla grandezza del terreno dove la serra andrà montata.

Dieci famiglie del comprensorio di Kraljevo, alcune fra quelle sostenute a distanza, stanno ricevendo in questi giorni le serre. Dal nulla, avranno una serra da poter utilizzare subito, allungando il ciclo produttivo di almeno quattro mesi. Non è poco, per chi ha poco. Non è poco nemmeno per noi, che cerchiamo di esaudire al meglio le volontà del nostro amico Giuseppe, che sarebbe contento di vedere realizzate queste cose cui teneva così tanto.

Ma altre dieci famiglie dei villaggi serbi del Kosovo e della Metohija potranno presto ricevere lo stesso regalo. I nostri amici monaci a Dečani ci diranno come organizzare al meglio il trasporto. Forse qualche serra andrà a stare vicino a qualcuno dei pozzi realizzati in passato da quelle parti, acqua per tante famiglie escluse dall’approvvigionamento di questo bene primario. Noi gliela abbiamo portata, scavando pozzi in quella terra che è sempre stata anche la loro terra: il Kosovo e la Metohija.

Inutile dire che con il vostro sostegno potremmo acquistarne altre, di serre. Per aiutare davvero in maniera concreta e senza troppa retorica tante persone che dalla terra ancora si aspettano qualcosa. Dalla terra, forse anche dal futuro. Cosa rara di questi tempi.

Alessandro Di Meo Volontario di Un ponte per…

 

tratto dal blog: http://unsorrisoperognilacrima.blogspot.it/