“Libera di disertare”: intervista a Kateryna Lanko del Movimento Pacifista ucraino

6 Giugno 2023, 17:42

Dall’inizio della guerra Un Ponte Per si è schierato dalla parte degli obiettori di coscienza alla leva militare e dei/lle pacifisti/e, in Russia, Bielorussia e anche in Ucraina. Per questo abbiamo lanciato una campagna che potesse sostenere le spese legali delle persone che vengono imprigionate o finiscono sotto processo. Tra le diverse organizzazioni che abbiamo sostenuto in questi mesi c’è il Movimento Pacifista ucraino, in prima fila nel difendere obiettori, disertori e renitenti alla leva.

 

Kateryna Lanko è una giovane attivista. Fa parte del Movimento Pacifista ucraino, che dall’invasione russa del paese tenta di opporsi alla guerra e opera, tra mille difficoltà, per costruire una risposta civile al conflitto e sostenere la popolazione che rifiuta di imbracciare le armi. “Quando la guerra è iniziata non ero pacifista”, ricorda Kateryna. “Con il passare dei mesi però, ho capito che la pratica nonviolenta aveva aiutato me e i miei cari a rimanere al sicuro. Ho capito che ci sono tante persone in tutto il mondo legate da un sottile filo invisibile. Ho conosciuto fratelli e sorelle russe che non prenderebbero mai un’arma, né ucciderebbero persone ucraine. Alcune organizzazioni che diffondono questi ideali vengono considerate terroristiche in Russia. E purtroppo, anche nel nostro paese, le persone vengono imprigionate se rifiutano di partecipare alla guerra. Ma dopo più di un anno di morte, cos’è cambiato? Nella società ucraina c’è sempre maggiore enfasi sullo sforzo militare e sull’odio verso il nemico. Le persone percepiscono la parola ‘pace’ come fosse ‘occupazione’, oppure ‘resa’. Ma non è così”.

A causa del conflitto, molte persone si sono ritrovate improvvisamente in pericolo e senza supporto. I giovani già al fronte, gli adulti coscritti in campagne di reclutamento straordinarie: una moltitudine di obiettori e disertori ha iniziato a crescere e a bussare anche alle porte dell’Europa chiedendo protezione e asilo. Le storie degli obiettori perseguitati e processati si sono moltiplicate nel corso dei mesi e Un Ponte Per ha scelto di difenderli. Tra queste persone, ci sono anche gli/le attivisti/e del Movimento Pacifista ucraino. Tra le attività che abbiamo sostenuto con il nostro lavoro in Ucraina, ci sono le spese legali degli obiettori di coscienza.

“Credo che ad ogni individuo vada garantito il diritto di non uccidere”, spiega Kateryna. “Nel mio paese tante persone vogliono aiutare il nostro popolo senza prendere le armi, ma non gliene viene data l’opportunità. Ad oggi, le possibilità sono due: andare in guerra o andare in prigione. Abbiamo davvero bisogno di un’alternativa. Per questo ho deciso di difendere la libertà di scelta degli obiettori di coscienza. Se non proteggiamo le persone che credono nella pace, come possiamo raggiungerla?”, si domanda.

Kateryna Darya

Sulla sinistra Kateryna Lanko, insieme alla pacifista russa Darya Berg. Credits: Movimento Nonviolento

L’impegno di Kateryna non è isolato. Anche se così potrebbe sembrare, perché nella retorica bellicista le voci di chi si batte per un’alternativa alla guerra vengono silenziate. Come quelle dei tanti disertori russi, che mettono a repentaglio la propria vita rifiutandosi di combattere; o di chi si oppone al reclutamento in Bielorussia.

“Più il tempo passa, più capisco che al di là del fronte ci sono persone che la pensano allo stesso modo”, spiega. “Ho avuto modo di conoscere due donne speciali durante il mio viaggio in Italia: Darya e Olga”. La prima è Darya Berg, attivista russa che ha contribuito a fondare l’organizzazione “Go by the forest”. Insieme a 300 volontari, Darya aiuta i suoi connazionali a sottrarsi all’arruolamento obbligatorio. Olga Karach è una giornalista bielorussa, fondatrice di “Our House”, giornale autoprodotto oggi impegnato a convincere i giovani a sfuggire al reclutamento. Si sono incontrate nel tour organizzato dal Movimento Nonviolento italiano a febbraio. “Guardando ai nostri governi dovremmo odiarci”, riflette Kateryna. “E invece è stato bellissimo stare insieme. Durante il tour abbiamo davvero capito che il nostro compito è lo stesso: ci sono persone da ogni parte che non vogliono la guerra e sono perseguitate perché pacifiste. Nel mio paese, il governo dice che combattiamo per la democrazia e i diritti umani, contro la dittatura di Putin. Eppure dov’è la nostra libertà di diffondere messaggi di pace? Io credo che se le persone che rifiutano di combattere saranno sempre di più, forse un giorno le guerre non inizieranno. E’ la sola speranza che abbiamo per costruire un futuro libero”.