Prevenzione dell’estremismo violento in Iraq

CONTESTO
L’Iraq post Daesh è un paese che sta lentamente cercando di tornare alla normalità. Sono ancora moltissime le persone che stanno cercando di rientrare nelle proprie case. La società tutta è attraversata da conflitti, traumi e divisioni settarie. A pagare il prezzo più alto di tutto questo sono donne e minori. Le deboli istituzioni statali sono messe quotidianamente in discussione dalle tante milizie, affiliate alle potenze regionali, che controllano infrastrutture, check point, nonché vere e proprie porzioni di territorio. Il mosaico iracheno, da elemento di ricchezza millenaria, si è tristemente trasformato in lotta per la supremazia. Da anni la gioventù irachena scende nelle piazze, chiedendo la fine del settarismo, della corruzione, del predominio delle armi. E la società civile organizzata è costantemente impegnata in un lungo e complesso lavoro di ricostruzione dei legami sociali e di peacebuilding.

PROGETTO
Prevenire l’esplodere di conflitti e violenze, trasformandone le cause e trovando soluzioni basate sul dialogo attraverso il rafforzamento delle società civili: è questo l’obiettivo con cui l’organizzazione catalana Novact (International Institute for Nonviolent Action) ha creato in anni recenti alcuni Osservatori per la Prevenzione dell’Estremismo Violento (OPEV) in diversi paesi del Medio Oriente e del Nord Africa.

La collaborazione tra Un Ponte Per, Novact, e le organizzazioni locali Laong e Pfo, porterà alla creazione di un Osservatorio anche in Iraq (OPEV – Iraq), grazie al lavoro di un Comitato di coordinamento che si occuperà di valutazione, programmazione e monitoraggio da un punto di vista tecnico-amministrativo, e della creazione di gruppi tematici per la ricerca, il training e la metodologia pratica.

Il lavoro di OPEV-Iraq si concentrerà in modo particolare sulla popolazione rifugiata siriana in Iraq, la popolazione irachena sfollata interna, le comunità ospitanti irachene e curde.

Attraverso un lavoro di analisi, ricerca, pubblicazione e attività di formazione nel Kurdistan iracheno, OPEV-Iraq elaborerà una piano per la prevenzione dell’estremismo violento in Iraq da sottoporre ad istituzioni locali, nazionali, regionali ed internazionali, conducendo azioni di networking con le Nazioni Unite e l’Unione Europea. Scambi di buone pratiche e coordinamento tra OPEV-Iraq e gli altri Osservatori in Giordania e in Catalogna attraverso attività seminariali renderanno più efficace la sua azione.

Obiettivo finale sarà incoraggiare la partecipazione attiva delle società civili nell’elaborazione di politiche pubbliche nel campo del peacebuilding, della risoluzione dei conflitti e della gestione delle popolazioni rifugiate, con un particolare riguardo a giovani e donne. In questo modo, si contrasterà la diffusione di discorsi d’odio, favorendo la coesione sociale.

Nel corso del 2021,  grazie alla seconda fase del progetto, saranno svolte numerose attività programmate per l’anno precedente e sospese a causa della pandemia. Nello specifico, con un focus speciale rivolto alle persone rifugiate siriane nell’area di Sulaymaniyah nel distretto di Arbat, saranno promosse attività di sensibilizzazione sulla violenza di genere e sulla gestione e mediazione dei conflitti inter-comunitari. Queste attività sono organizzate nel Centro comunitario di Sulaymaniyah e prevedono programmi radiofonici, campagne di sensibilizzazione sulla gestione nonviolenta dei conflitti e sullo sport come strumento di contrasto alla violenza, attività educative, artistiche e sportive, sessioni di sensibilizzazione sul Covid-19. In totale saranno 8.160 le persone coinvolte.

UPP IN IRAQ
Un Ponte Per comincia la sua storia in Iraq nel lontano 1991, a fianco e a sostegno della popolazione civile vittima della Guerra del Golfo. In seguito all’emergenza post-bellica organizza la campagna ​​per curare in Italia bambini e bambine iracheni/e affetti/e da gravi patologie, avvia gemellaggi scolastici tra le scuole italiane e irachene, lancia campagne di denuncia e violazione dell’embargo sulla popolazione irachena. Dopo la guerra del 2003, in seguito all’incendio e al saccheggio della Biblioteca Nazionale e dell’Archivio Storico di Baghdad, Un Ponte Per parte con il programma “La Casa dei Libri” per ristrutturarne i locali, restaurare i manoscritti e formare il personale bibliotecario. Un impegno che prosegue fino ad oggi con la difesa del patrimonio culturale delle minoranze e la conservazione dei siti archeologici, culturali e ambientali iracheni (come ad esempio la campagna di difesa delle acque “Save the Tigris”). Dal 2004 inoltre UPP sostiene attivisti/e iracheni/e, dalla cui sinergia nasce nel 2009 l’Iraqi Civil Society Solidarity Initiative. Allo scoppio della guerra in Siria, UPP si impegna in Iraq nel lavoro di accoglienza e supporto psicosociale delle tante persone che cercano rifugio nel paese. E’ in prima linea nell’emergenza umanitaria causata dalla conquista da parte di Daesh (Stato Islamico) di ampie porzioni dell’Iraq e nella guerra civile che ne consegue. Dopo la cacciata di Daesh dall’Iraq, Un Ponte Per inaugura nella Piana di Ninive le sue “Officine di Pace”, centri in cui i/le giovani irachene/i possano effettuare attività sportive, seguire formazioni, socializzare con persone appartenenti a gruppi etnico/religiosi differenti. Porta avanti costantemente un lavoro di protezione e accesso alla salute riproduttiva di donne e ragazze. Il suo lavoro di peacebuilding e sostegno alle vittime di guerra prosegue ancora oggi.

IN BREVE


Nome progetto: INDICASERE - Research, Capacity Building, Awareness and Resilience of the Syrian and host-communities in Jordan, Iraq and Spain 

Tipologia intervento: Peacebuilding e prevenzione dell’estremismo violento

Destinatari: Rifugiati siriani, IDPs, comunità ospitante

Durata: Gennaio 2019 - Marzo 2022

Area d'intervento: Iraq, Sulaimaniyah, Campo rifugiati di Arbat, Arbat città

Partner locali: NOVACT, Laonf e PFO

Finanziato da: Agència Catalana de Cooperació al Desenvolupament; NOVACT

 

 

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