Ibtisam, molto più di un sorriso

2 Settembre 2014, 13:28

Dohuk, Erbil, confine siriano, Piana di Ninive. Il nostro lavoro per rispondere all’emergenza irachena prosegue senza sosta.

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Stiamo distribuendo acqua, latte in polvere, pasti ipercalorici, biscotti, pannolini, kit igienici per le donne, materassi e altri beni di prima necessità a ritmo quasi quotidiano.

Ogni giorno saltano fuori nuovi bisogni, e soprattutto i nostri partner e amici iracheni sono capaci di segnalarci quelle comunità e famiglie che meritano la priorità. Spesso si tratta di persone che hanno trovato rifugio in luoghi difficilmente raggiungibili, semplicemente perché lì hanno trovato un tetto, o un riparo qualsiasi.

D’altronde 850.000 persone in più, in tre mesi (e il numero cresce ancora), hanno a dir poco sconvolto la regione del Kurdistan (che già, ripetiamo, stava accogliendo 220.000 rifugiati dalla Siria).

Ma in una simile situazione le esigenze umanitarie non possono essere la regola, se si considera inoltre che la drammatica crisi irachena è tutt’ora in corso. Le attività ordinarie, il lavoro, qualunque esso sia, gli studi: gli iracheni vogliono e stanno già cercando di tornare a fare una vita normale. Primi fra tutti i giovani, bambini, bambine, ragazzi e ragazze che non vedono l’ora di tornare a scuola.

E’ in questo contesto che si inserisce il nostro progetto “Ibtisam” (“sorriso”, dall’arabo), che senza le barbarie dell’Isis sarebbe già in corso da oltre un mese.

Sulla scia del precedente programma a tutela dei giovani delle minoranze irachene portato avanti per anni, in particolare nella Piana di Ninive, in collaborazione con 5 scuole elementari nel distretto di Ainkawa questo nuovo progetto mira al sostegno psico-sociale e alla tutela degli studenti e delle loro famiglie.

Innanzitutto, in una prima fase, con la distribuzione di kit igienici e scolastici, ma soprattutto con attività extra-scolastiche rivolte anche agli adulti. Queste attività accompagneranno la comunità per tutto l’anno scolastico: corsi di formazione per insegnanti per migliorare le loro capacità di prevenire, individuare e gestire traumi e situazioni di disagio di bambini ed adolescenti in situazioni di emergenza e post emergenza; oppure attività formative e ricreative (sport, giochi) per studenti, familiari, insegnanti, operatori sociali e volontari.

L’aspetto più importante di questo progetto rimane l’idea che lo precede: la solidarietà, sempre più forte nei momenti più difficili, che va oltre la diversità. Ibtisam, con il generoso sostegno della Caritas Svizzera, risponde anche a chi in una situazione di emergenza vive già da tre anni, ovvero i giovani rifugiati siriani.

Tra i 4.850 minori frequentanti le 5 scuole di riferimento (Akito, Nahrin, Shlama, Kasra e Al-Hekma), infatti, ci sono anche loro, così come la stessa comunità siriana è stata direttamente coinvolta nell’emergenza che ha attraversato l’Iraq negli ultimi tre mesi. In parte subendone gli effetti, evacuando insediamenti a rischio di attacco, ma al tempo stesso attivandosi e spendendosi in prima persona per assistere gli iracheni in fuga.

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L’inizio dell’anno scolastico, ad oggi, è stato rinviato più volte, dal momento che tutte le 5 scuole stanno ospitando famiglie intere fuggite da Al Qosh, Qara Qosh, Bartella e Bashiqa. Le stiamo visitando spesso, e insieme ai dirigenti scolastici e alle autorità curde stiamo facendo il possibile perché le classi possano riprendere il loro regolare corso quanto prima, accompagnate dalle attività extra-scolastiche di Ibtisam.

Che, dunque, rappresenta molto più di un sorriso. Perché cerca di rispondere a quei bisogni fondamentali secondo il modo in cui Un ponte per… è abituata a lavorare: l’educazione, la formazione, l’inclusione sociale.