Patti educativi di comunità contro lo smarrimento giovanile

13 Aprile 2023, 14:49

Nel Monzese è stato realizzato un progetto di contrasto della povertà educativa basato sull’educazione non formale, promosso da una rete di associazioni coordinate da “Un Ponte Per” e finanziato dalla Fondazione della comunità di Monza e della Brianza. Di seguito qualche apprendimento e alcune prospettive legate all’iniziativa.

articolo* di Chiara Arosio, Project Manager di Un Ponte Per

Lo smarrimento giovanile
Dopo quasi un anno e mezzo di chiusura delle scuole e di didattica a distanza, il senso di smarrimento delle fasce più giovani della popolazione è aumentato sempre di più e la creazione di alleanze nel mondo adulto, finalizzate al benessere dei ragazzi e delle ragazze, è diventata di fondamentale importanza.
Durante la pandemia, infatti, la carenza di luoghi di aggregazione aperti ha disabituato tutta la popolazione, e in particolare i/le giovani, a normali rapporti di convivenza, contribuendo ad un isolamento mentale ancora più che fisico: perdita di relazioni con i pari, sovra-esposizione alla rete internet e riduzione dell’attività fisica hanno pesato ancor più gravemente su bambini/e e giovani che hanno vissuto, con le loro famiglie, un drammatico impoverimento non solo economico, diventando una “generazione sospesa”. Chiusura scolastica e riapertura precaria e scaglionata, continue quarantene, sospensione di attività sportive, ricreative e sociali (altrettanto importanti da un punto di vista pedagogico), hanno lasciato strascichi negativi che emergono da diversi studi in maniera sempre più evidente. I giorni della pandemia, insieme alla nostra vulnerabilità, ci hanno fatto riscoprire l’importanza del welfare e il ruolo strategico che le organizzazioni possono giocare, mettendo a disposizione la propria esperienza e la propria natura solidaristica affinché insieme sia possibile rispondere ai nuovi bisogni educativi. È proprio a partire dall’analisi di contesto di estrema incertezza, in una fase storica dominata da una emergenza sanitaria globale, che sul territorio di Monza è nato il progetto Patti educativi di comunità. Si tratta di una partnership tra associazioni e comunità che aveva come obiettivo la
prevenzione della povertà educativa sia in senso di dispersione scolastica sia abbandono scolastico. La raccontiamo di seguito.


Il progetto Patti educativi di comunità e la sua rete
Per rispondere al bisogno rilevato è stato importante il coinvolgimento di studenti e studentesse e il supporto a insegnanti che si trovavano in una situazione di difficoltà. Il progetto Patti educativi di comunità, finanziato da Fondazione della comunità di Monza e della Brianza, comprende una rete di 11 partner (Arci Scuotivento, ArcoDonna, Banca del Tempo, Gruppo Solidarietà Africa, La Scatola dei Pensieri, Legambiente, Libera, Parada, Silvia Tremolada, Socialtime, Un Ponte Per) e 5 fornitori di servizio (ClownOne Italia Onlus, Cooperativa Pandora, Elianto, Polisportiva Freemoving, VIP Brianza DOC) che hanno messo a disposizione di 9 istituti scolastici di Monza e della provincia (elementari, medie e superiori) 760 ore di percorsi laboratoriali messi a punto con le e gli insegnanti, in base ai diversi bisogni educativi e didattici. Uno degli obiettivi principali del progetto è stato infatti quello di sostenere e collaborare con insegnanti, affinché si potessero realizzare proposte e progettualità che, oltre la didattica, favorissero esperienze educative inclusive e di crescita. Capofila della rete associativa è Un Ponte Per, organizzazione non-governativa, nata nel 1991 con il nome di “Un Ponte per Baghdad” in occasione della Prima Guerra del Golfo. Da più di trent’anni l’associazione sostiene programmi di cooperazione e solidarietà internazionale in Giordania, Siria, Libano, Libia,
Palestina, Serbia, Siria, Tunisia e Ucraina. Tutti i progetti hanno l’obiettivo di promuovere pace, diritti umani, prevenire nuovi conflitti e lavorare su diversi ambiti: educativo, sanitario, umanitario, culturale, di costruzione del dialogo e di coesione sociale.
L’approccio utilizzato all’interno delle missioni umanitarie è di tipo orizzontale, decolonizzato, che vuole favorire le realtà locali e i partner, senza imporre dei modelli e degli strumenti di lavoro, ma offrire aiuto e sostegno nel rispetto delle culture e delle tradizioni di quella nazione. La stessa tipologia di approccio è utilizzata anche in Italia dai comitati di Un Ponte Per, presenti in Piemonte, Toscana, Marche, Campania e Lombardia. Da circa vent’anni il comitato milanese si occupa di sensibilizzare la cittadinanza sulle tematiche della pace e della prevenzione ai conflitti, mentre da 6 anni il comitato di Monza e della Brianza propone a scuole e centri di aggregazione giovanile dei progetti educativi che mirano alla promozione dell’educazione non formale. Grazie a una serie di progettualità, iniziate nel 2018, la rete di associazioni coinvolte ha sviluppato sinergie solide e proficue. Alla base del lavoro di rete vi è la condivisione di obiettivi, valori e strategie comuni, che hanno permesso, negli anni, un ampliamento dell’offerta proposta al territorio. Le peculiarità delle singole realtà vengono rispettate ed enfatizzate: più diversificate sono le associazioni presenti nella rete, più ricca sarà la proposta al territorio. Il lavoro di coordinamento e di gestione della rete presenta delle difficoltà, che riescono a essere superate grazie alla presenza di punti di riferimento e alla costante condivisione degli obiettivi da raggiungere.


L’educazione non formale

Grazie al progetto Patti Educativi di Comunità, circa 2.600 studenti e studentesse, appartenenti a 130 classi, hanno avuto l’opportunità da febbraio 2022 a febbraio 2023 di partecipare a laboratori di circo sociale, clownerie, teatro, poetry slam, murales, affrontando tematiche legate all’ambiente, all’arte, alle differenze culturali, alla parità di genere, alla cittadinanza inclusiva, alla disabilità, al conoscere e riconoscere le proprie emozioni e i propri talenti, aprirsi alla relazione e fiducia verso l’altra persona.
Gli obiettivi principali del progetto sono stati la necessità di prevenire e combattere le nuove povertà educative, la dispersione scolastica, il fallimento educativo di un’alta percentuale di giovani attraverso un approccio partecipativo, cooperativo e solidale di tutti gli attori in campo che con grande impegno valorizzano e mettono a sistema tutte le esperienze e tutte le risorse del territorio. Sulla base dell’approccio orizzontale non è stata imposta una strategia, ciascuno ha la possibilità di fare le proprie attività in piena libertà.
La componente ricreativa e non performante dell’educazione non formale, aiuta ad accorciare le distanze con i bambini e le bambine, con i ragazzi e le ragazze, affinché il divertimento porti a rompere il ghiaccio e crei un’opportunità di apprendimento ed insegnamento. Ad esempio il laboratorio di circo ha la componente del divertimento e artistica ma il focus non è sulla performance. A partire dal gioco si affrontano tematiche educative importanti e rilevanti per le persone coinvolte. Nei laboratori di teatro vengono analizzati i sentimenti alla scoperta del riconoscimento delle differenze, difficoltà e fragilità proprie e altrui. L’educazione non formale è una risorsa in grado di offrire uno spazio alternativo alla lezione formale. L’obiettivo principale non è quello di insegnare un’attività e non è importante la riuscita, quanto piuttosto il processo di avvicinamento ai giovani, la capacità di far emergere le difficoltà, le emozioni e i talenti dei partecipanti ai laboratori.

 

Patti come strumenti
Lo strumento dei Patti educativi di comunità, previsto dal Piano scuola ministeriale 2021-2022, è stato il dispositivo che ha formalizzato e reso efficaci le alleanze tra diverse componenti del mondo adulto (scuola, associazionismo, cultura, sport) che lavorano mirando al benessere dei giovani studenti e delle giovani studentesse. Per costruire un Patto educativo di comunità è necessario che la scuola e la comunità locale condividano un’idea di scuola aperta e diffusa: aperta nel senso di disponibile ad accogliere iniziative educative nate dal territorio, diffusa nel senso di disposta a valorizzare e riconoscere come parte del processo educativo anche attività che si svolgono fuori dalle aule scolastiche con contenuti educativi.

I Patti Educativi di Comunità si basano sulla promozione di tematiche sociali e culturali, legate alla cittadinanza attiva, in un’ottica che ha tenuto conto delle esperienze di cambiamento e di accrescimento delle competenze trasversali, al fine di attivare, anche in modo graduale: forme di coinvolgimento concrete, connessioni tra scuola e territorio attraverso il volontariato locale, la riduzione delle diseguaglianze, lo sviluppo della cultura della solidarietà e del volontariato anche relativo a tematiche specifiche (ecologia, legalità, solidarietà, inclusione), il supporto e l’elaborazione di proposte relative all’educazione civica, percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento (PCTO). Si tratta di progetti che coinvolgono l’intera comunità, perché le attività si svolgono anche in luoghi extra scolastici (orti, centri di aggregazione). Nella realtà concreta dei territori, spesso non esiste un vero livello di comunità. È però possibile costruire e ricostruire legami sociali intorno ai bambini e ai ragazzi che frequentano una scuola, riconoscendo, insieme, che la loro educazione come cittadini responsabili, attivi e solidali è l’investimento più importante per quel territorio e per quella comunità. Oltre alla scuola, le associazioni e i comitati dei genitori (insieme alle associazioni educative, agli enti pubblici e ai CSV) sono i principali attori di una possibile alleanza, che deve sempre avere la scuola come regista del processo educativo diffuso. I soggetti firmatari, con il patto intendono costituire una comunità educante. Una comunità che allestisce tempi e spazi ove possano avere luogo processi di scambio e confronto fra tutti i soggetti coinvolti nel tema dell’educazione delle bambine e dei bambini, delle ragazze e dei ragazzi, della comunità stessa. Gli oggetti di lavoro possono essere molteplici. L’insegnamento obbligatorio dell’educazione civica e i percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento, potranno rappresentare un terreno fertile sul quale immaginare proposte positive di collaborazione, su indicazione dei referenti scolastici e con la messa in gioco delle peculiarità di ciascuna organizzazione, in collaborazione con gli enti locali.
Ogni soggetto all’interno del patto ha la possibilità di promuovere e sperimentare nuove forme di collaborazione con la scuola in un’ottica di comunità educante; le organizzazioni del territorio hanno l’opportunità di mettere a disposizione la propria esperienza, le proprie peculiarità e la propria natura solidaristica, in sinergia con l’ente pubblico, le istituzioni scolastiche, gli studenti, la cittadinanza e il territorio. In questo quadro, ogni associazione e/o ente aderente può elaborare una proposta progettuale, i cui requisiti vengono concordati di volta in volta con le rispettive scuole di riferimento, secondo le normative vigenti e le possibilità che potranno essere create.


Prospettive

Educare significa accompagnare le persone a sviluppare i propri talenti. Questo approccio, nel nostro progetto, ha chiamato in causa tutta la comunità, ricordando a ciascuno le proprie responsabilità educative, personali e sociali. Una comunità è educante solo se fondata sul riconoscimento e la valorizzazione di rapporti autentici dove prevale un effettivo ascolto reciproco. In quest’ottica le comunità territoriali hanno assunto il ruolo attivo per: mettere a disposizione spazi e strutture per lo svolgimento di attività didattiche volte a finalità educative, arricchire l’offerta formativa con il coinvolgimento di diversi attori territoriali, fornire una visione comune ad un progetto organizzativo, pedagogico e didattico legato anche alle specificità e alle opportunità territoriali. Il connubio tra la rete scolastica e quella associativa ha portato sul territorio monzese e brianzolo un accrescimento del senso di cittadinanza attiva e della qualità educativa della fascia giovanile della popolazione, quella più colpita dalla pandemia, contribuendo ad abbattere barriere sociali e a costruire dei veri e propri ponti tra studenti e studentesse. In ottica futura, sarebbe importante riuscire ad entrare nella programmazione scolastica; molte volte il progetto viene approvato all’inizio dell’anno solare, che non corrisponde però all’inizio dell’anno scolastico. Per una programmazione efficace a scuola bisognerebbe riuscire a proporre le attività tra maggio e giugno per poterle poi iniziare con il nuovo anno scolastico. Per questo è fondamentale sviluppare rapporti costruttivi con referenti delle scuole e delle associazioni per riuscire a organizzarsi, coinvolgere e condividere le potenzialità di interventi che via via possono rinnovarsi e sperimentare nuove vie creative e coinvolgenti.

*articolo uscito originariamente su Secondo Welfare il 12/04/2023