In Ucraina, a fianco delle giovani generazioni

7 Dicembre 2023, 13:34

“Peace Support Ukraine” (PSU) è un progetto sostenuto dai fondi Otto per Mille dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai e implementato con i partners ucraini Institute for Peace and Common Ground, Ukrainian Leadership Academy, Association for Middle Eastern Studies e il partner rumeno Patrir. Il progetto ha l’obiettivo di rafforzare la società civile ucraina e sostenere la partecipazione attiva della gioventù locale nelle iniziative di coesione sociale e stabilità, portando la voce delle giovani generazioni alle istituzioni locali e internazionali.

Di Alessia Massari e Edoardo Cuccagna

Da luglio 2022, Peace Support Ukraine mira a rafforzare le capacità dei/lle giovani ucraini/e di impegnarsi nella coesione sociale, nella resilienza al trauma della guerra e nella creazione di spazi affinché le loro opinioni siano ascoltate e incluse nel processo di ricostruzione del paese.

Ne abbiamo parlato con Laura Pistarini Teixeira Nunes, Programme Manager per Peace Support Ukraine, che ci ha raccontato gli sviluppi del progetto e l’apporto della società civile ucraina alla costruzione della pace.

“Il progetto si divide in tre linee di lavoro. La prima riguarda il supporto ai giovani, portata avanti dall’Ukrainian Leadership Academy, che si è impegnata nella produzione di podcast con il fine di informare il pubblico, ucraino e internazionale, sulle iniziative e sulle visioni dei/lle giovani riguardo al futuro del proprio paese. Con l’inizio della guerra, infatti, la risposta a livello di coinvolgimento dei/lle giovani è stata brillante”, ci racconta Laura.

“Inoltre, l’Ukrainian Leadership Academy ha creato una serie di corsi online, il cui pubblico di riferimento è rappresentato nuovamente da giovani, dalle scuole superiori fino a giovani lavoratori/trici. I temi trattati dai moduli dei corsi riguardano la resilienza personale, la gestione dei contesti di crisi, ma anche dei dialoghi internazionali”, prosegue.

“Il corso ha raggiunto direttamente più di 350 persone, superando gli obiettivi previsti del 77%, a sottolineare che la società civile ucraina ha interesse nei confronti delle azioni portate avanti da Peace Support Ukraine nel territorio”, ha spiegato Laura con soddisfazione.

“La seconda linea di lavoro è un altro segno dell’entusiasmo rivolto verso il progetto. Insieme al partner Institute for Peace and Common Ground, vengono infatti svolte formazioni, sia in presenza che online” aggiunge. Il focus in questo caso è incentrato sui temi legati alla resilienza – come il supporto al trauma, la mediazione, il dialogo e gli approcci conflict sensitive.

“A livello pratico, l’obiettivo è mettere insieme una metodologia per presidi, insegnanti, psicologi e mediatori sulle tecniche di gestione del trauma e in generale su un approccio educativo che tenga conto sia del conflitto in corso, che dei traumi subiti”, spiega.

“In luoghi di crisi, gli/le insegnanti sono i/le primi/e ad essere in difficoltà: l’obiettivo di questi corsi e del manuale è proprio quello di fornire loro una metodologia adatta al contesto di crisi che possa essere applicata nel sistema scolastico ucraino”.

La cornice del progetto viene arricchita dalle azioni dell’Association for Middle Eastern Studies e dal suo network di attivisti/e nei territori occupati dell’est ucraino. Gli attivisti e le attiviste di questa rete operano con la società civile per portare avanti una resistenza non militare (al momento l’unica possibile in molti territori); attraverso incontri periodici con il network e con missioni di monitoraggio in zone occupate, il loro obiettivo è quello di promuovere l’esperienza della resistenza nonviolenta, portata avanti dalla società civile in Ucraina.

A riguardo, Laura ci ha spiegato l’obiettivo ultimo del network: “La diffusione della narrativa nonviolenta e delle storie personali degli attivisti e delle attiviste fa sì che venga posta attenzione su narrative alternative che sfidano la polarizzazione interna, i luoghi comuni e le visioni “bianco-nere” della realtà. Un esempio di questo tipo è l’opinione condivisa da alcuni secondo cui le comunità nei territori occupati asseconderebbero l’occupazione russa, il che non è vero. Invece la conoscenza e la condivisione delle storie delle persone che hanno vissuto e resistito all’occupazione e alla oppressione può alimentare un senso di coesione sociale”.

Questo, secondo Laura, sarà importante soprattutto quando la società civile ucraina si ritroverà a fare i conti con il periodo post-bellico e dovrà ricercare un comune denominatore. Perché se è vero che la guerra rende i popoli apparentemente più uniti, con essa nascono fratture sociali che sono molto lunghe da ricomporre. “Purtroppo il livello di oppressione è molto alto, dunque il lavoro del network viene quotidianamente ostacolato”, precisa.

La ricostruzione del tessuto sociale è anche oggetto di formazioni e facilitazione di spazi di confronto organizzati insieme a Patrir, come le due conferenze Kyiv Social Recovery” tenute a maggio e novembre 2023. Lo scopo di questi incontri è quello di sostenere la ricostruzione del tessuto sociale, supportando le comunità nella trasformazione e nella gestione delle loro esperienze legate al conflitto. L’importanza dell’inclusione della società civile ucraina va di pari passo con la ricostruzione fisica di infrastrutture e la riabilitazione di servizi base per la popolazione colpita dalla guerra, al fine di contribuire nel modo più efficace, inclusivo e sicuro possibile alla ripresa post-conflitto. Il processo di ripresa stesso dovrebbe essere “conflict sensitive” per prevenire il rischio di ulteriori violenze nel paese.

“L’idea di base è fornire un approccio integrato e incentrato sulle persone. Agli eventi e ai trainings, saranno aggiunti anche due filoni di ricerca: uno sul concetto di “human-centred recovery”, con le peculiarità specifiche legate al contesto ucraino; e un altro sul modo in cui l’invasione su larga scala abbia impattato sulle giovani generazioni, focalizzando i problemi e i temi percepiti come più urgenti dagli stessi giovani.

Come sostiene Laura: “Non sta a noi costruttori e costruttrici di pace immaginare un futuro per l’Ucraina, ma sta alla società ucraina immaginare ed essere sostenuta in modo autentico nel costruire il futuro del proprio paese”.

Il progetto Peace Support Ukraine è reso possibile, oggi, anche dalla presenza dei Corpi Civili di Pace di Un Ponte Per, che attualmente si trovano in Romania, paese di transito per le persone che hanno lasciato l’Ucraina dopo l’inizio della guerra, e che ad oggi sono più di 80mila. Con il supporto dei Corpi Civile di Pace, viene data loro l’occasione di integrarsi nella società rumena attraverso attività comunitarie, corsi di lingua e advocacy a livello locale ed internazionale per il rispetto dei diritti delle popolazioni sfollate.