Medio Oriente: “Fermare l’effetto domino, no a missione militare nel Mar Rosso”

25 Gennaio 2024, 11:10

Comunicato stampa

 

MEDIO ORIENTE – UN PONTE PER: “FERMARE L’EFFETTO DOMINO, NO A MISSIONE MILITARE NEL MAR ROSSO”

Roma, 25 gennaio 2024 – “Siamo allarmati per la discussione in corso in sede europea e nazionale di varare una missione navale militare nel Mar Rosso senza alcun mandato dell’Onu. Il messaggio verso le opinioni pubbliche arabe sarebbe molto negativo. Da un lato silenzio e inerzia per il massacro di decine di migliaia di civili palestinesi a Gaza. Dall’altro azione a tutela degli affari e dei profitti con una missione dal sapore coloniale. Non di nuove armi e armate ha bisogno il Medio Oriente, ma di una energica e visibile azione politica e diplomatica per far cessare il fuoco a Gaza e porre per via negoziale il tema dei diritti del popolo palestinese”.

Lo affermano, in una dichiarazione, Alfio Nicotra e Angelica Romano co-presidenti nazionali della Ong Un Ponte Per, operativa in Medio Oriente da oltre 30 anni.

“La missione in Mar Rosso ci riporta alla mente l’invio delle navi italiane nel Golfo Persico del 1990. Anch’esse vennero giustificate dal Governo di allora come deterrenza e pressione verso l’Iraq (oggi verso gli Houthi). La storia ci ha detto invece che servivano per fare la guerra”, puntualizzano Romano e Nicotra.

“Occorre fermare l’effetto domino che dal 7 ottobre si sta estendendo a macchia d’olio in tutto il Medio Oriente – proseguono Nicotra e Romano. “La sicurezza delle rotte commerciali si ottiene solo facendo cessare i massacri e il ricorso alla guerra”.

“C’è un problema di credibilità dell’Italia e dell’Unione Europea data dall’inazione verso il bagno di sangue innocente in corso nella striscia di Gaza e dalla scelta di una nuova missione militare nel Mar Rosso. Si aumentano così irresponsabilmente i rischi per gli operatori umanitari e della solidarietà che agiscono in Medio Oriente.  Anche per questo – concludono Nicotra e Romano – ci appelliamo al Governo italiano affinché abbandoni la soluzione militare e agisca in tutte le sedi per una soluzione diplomatica della crisi”.