La vita che continua e si fa spazio, nonostante tutto

5 Febbraio 2018, 17:26

C’erano una volta, in un lontano paese afflitto dalla guerra, un gruppo di donne pronte a sostenere e preservare il dono e il potere di migliaia di donne, quello di dare la vita.

Non è l’incipit di una favola, ma una storia vera, di donne, di forza, di coraggio.

Aya, Raghda, Karama, Niam, Huda, Thuka, Rawnaq, sono solo alcuni dei nomi di queste eroine, donne e infermiere, che per tre anni sono state il volto di un progetto chiamato Zhyan, in lingua curda “vita”.

 

 

Un nome che calza a pennello, e che ha dato a migliaia di altre donne la possibilità di dare alla luce nuove vite in modo sereno e sicuro, in un contesto difficile come l’Iraq in cui medicine, condizioni igieniche ed educazione scarseggiano, con conseguenze non indifferenti sulla salute riproduttiva e mentale di donne e adolescenti.

In tre anni di intervento, in un’area martoriata dal conflitto, le dottoresse e le infermiere di Zhyan hanno messo da parte il dolore personale dovuto alla loro stessa condizione di sfollate, per sostenere chi aveva bisogno del loro aiuto ed intervento. Un sostegno non puramente medico, ma molto più che umano.

Non solo medicine, consultazioni, ma sorrisi, mani tese, regali, doni preparati da queste donne nei confronti di migliaia di persone che in loro hanno visto un punto di riferimento.

 

 

Io ho avuto il piacere di gestire questo progetto durante l’ultimo anno. Ho visto la gioia delle madri nel vedere il proprio bambino sullo schermo di un ecografo in un campo di sfollati dove di elettronico c’era molto poco.

Ho visto il dolore delle donne quando lo stesso ecografo mostrava un aborto, o rilevava un tumore. Ho ascoltato il pianto di chi non riusciva più a sostenere il peso dei ricordi legati alla fuga da Daesh. Ho visto la forza di una donna analfabeta che recitava poesie e incoraggiava altre donne ad andare avanti, nonostante tutto, perché la vita era comunque il dono più bello.

Zhyan in tre anni è stato questo. Ha dato spazio alla vita delle donne, preparando il cammino verso la nascita di nuove vite.

Mentre scrivo queste poche righe, il programma giunge al termine. I bisogni invece continuano ad essere ancora presenti, e migliaia di donne hanno ancora bisogno di supporto medico e psico-sociale.

A me piace pensare che nonostante tutto, nel nostro piccolo, Zhyan sia andato oltre ogni aspettativa, vivendo della forza vitale di queste donne che hanno saputo ricominciare e infondere in tante altre speranza nella vita che, nonostante tutto, si fa spazio e continua.

Miriam Hayate – Project manager di “Zhyan”