Mesopotamia: l’acqua sotto attacco

24 Aprile 2019, 13:02

Ad aprile 2019 si è svolto a Sulaymaniyah, nel Kurdistan iracheno, il 1° Mesopotamian Water Forum, che ha visto la partecipazione di attivisti/e e organizzazioni della società civile da Iraq, Iran, Siria e Turchia. Al centro del dibattito l’acqua come strumento di pace. Ecco la dichiarazione conclusiva. 

Foto di Arianna Pagani

Foto di Arianna Pagani

Mesopotamia: l’acqua sotto attacco

Primo Mesopotamian Water Forum (MWF), Università di Sulaimani
Sulaymaniyah – Kurdistan Iracheno
6-8 aprile 2019

DICHIARAZIONE CONCLUSIVA

L’eccessiva estrazione, il prosciugamento delle paludi e dei terreni acquitrinosi, i troppi progetti d’irrigazione, i terreni prosciugati e scarsamente drenati, il dilavamento di fertilizzanti e pesticidi, la contaminazione da parte di scarichi inquinanti e non trattati che provengono dalle industrie e dalle abitazioni, la costruzione diffusa di gradi dighe e di piccole dighe a cascata, il crescente sfruttamento delle falde acquifere, la canalizzazione delle acque correnti, le tecniche di trasferimento dei bacini idrici, le devastazioni del cambiamento climatico indotto dall’uso selvaggio dei combustili fossili, hanno in vari modi sconvolto i cicli idrologici e creato condizioni di seria scarsità acquifera a livello locale e regionale.

Per le specie viventi, queste scarsità sono state esacerbate da politiche volte a mercificare e politicizzare l’acqua, negando l’accesso a questo bene comune. Presi separatamente, ognuno di questi attacchi potrebbe essere già causa di grave preoccupazione. Presi insieme, configurano una reale minaccia alla sopravvivenza collettiva delle persone e degli esseri viventi.

Difendere l’acqua e il diritto di tutte le specie viventi all’accesso alle risorse acquifere in Mesopotamia, è oggi un dovere civile. Senza acqua, non può esserci vita.

L’acqua è un elemento centrale nella nostra cultura e spiritualità. Tante leggende, miti, canzoni, poesie, preghiere e danze popolari sono incentrate su questo elemento naturale. E’ stato così sin da quando gli esseri umani si sono stanziati in Mesopotamia, oltre 13.000 anni fa. In Turchia, Iraq, Siria e Iran – i quattro paesi attraverso i quali scorrono i fiumi del bacino mesopotamico – le tante crisi che interessano l’acqua non sono casuali.

Nell’ultimo secolo i governi, mossi da interessi economici e militari, hanno incautamente perseguito politiche che hanno inquinato e devastato i fiumi e gli ecosistemi della regione. Centinaia di migliaia di persone sono state costrette ad abbandonare le proprie case, per fare spazio a dighe e progetti di trasferimento/deviazione dei corsi acquiferi.

L’ambiente è stato gravemente danneggiato, minacciando la sopravvivenza di molte specie viventi, della flora e della fauna; la salute dei cittadini e delle cittadine è stata messa a rischio; le disuguaglianze economiche e sociali sono aumentate. 

Niente di tutto questo è accaduto senza che vi fosse contrapposta una resistenza civile. Attraverso tutta la regione mesopotamica, vibranti movimenti ambientalisti e per la giustizia sociale hanno a lungo cercato di esercitare i propri diritti costituzionali per portare avanti campagne che garantissero l’accesso all’acqua sana e pulita a tutte e tutti. In molti casi, attiviste e attivisti hanno affrontato l’arresto, la detenzione e forme di repressione anche peggiori.

Con l’obiettivo di lavorare per individuare soluzioni pacifiche e sostenibili a queste molte ingiustizie, oltre 150 attiviste e attivisti per l’ambiente, provenienti da tutta la ragione, accompagnati/e da altrettanti attivisti e attiviste provenienti da Africa, Asia, Stati Uniti ed Europa, si sono riuniti/e all’Università di Sulaimani, a Sulaymaniyah (Kurdistan iracheno) dal 6 all’8 aprile 2019, per partecipare al primo Mesopotamian Water Forum mai organizzato.

Ci siamo riuniti/e con spirito di solidarietà e con l’obiettivo di scambiarci buone pratiche. Ci siamo interrogati/e sulle molte cause della scarsità delle risorse acquifere, indagando i molti e complessi modi in cui la questione dell’acqua è affrontata attraverso sistemi economici e sociali. Abbiamo imparato come la costruzione intensiva di dighe e altre infrastrutture abbia prodotto l’attuale scarsità di acqua. Abbiamo esplorato le modalità alternative con le quali gestirla nell’interesse comune, non di pochi.

Abbiamo appreso di nuove iniziative, soprattutto in Rojava – la regione del nord-est della Siria, devastata dalla guerra – per sviluppare metodi partecipativi di  governance dell’acqua, che coinvolgano tutti i cittadini e le cittadine, a prescindere dalle origini etniche, dal genere o dall’appartenenza religiosa – con un approccio dal basso e consensuale ai processi decisionali.

Noi, popoli della Mesopotamia – e gli/le alleati/e presenti al Mesopotamian Water Forum – affermiamo che, nonostante le differenze esistenti dal punto di vista culturale, sociale, politico e ambientale, le nostre lotte sono una sola. Esprimiamo la nostra solidarietà a tutte e tutti coloro che si battono per la giustizia e per rendere l’acqua un bene comune, nella regione come a livello internazionale.

Abbiamo stabilito quanto segue:

  1. Ci opporremo alle politiche distruttive e di sfruttamento dell’acqua nella regione, riconoscendo l’impatto particolare che hanno sulle donne e sulle altre identità oppresse, e individuandone le cause profonde;
  2. Creeremo sostegno intorno ad accordi negoziati in base al diritto internazionale, che possano assicurare l’equa distribuzione delle acque dei fiumi Tigri ed Eufrate, per il beneficio di tutte le specie viventi della regione;
  3. Ci opporremo all’uso dell’acqua come arma per imporre egemonia, e lavoreremo per assicurarci che sia invece uno strumento di cooperazione e costruzione di una pace sostenibile;
  4. Facciamo appello affinché sia posta fine all’attuale interruzione dei flussi d’acqua da parte della Turchia e dell’Iraq verso la Siria e l’Iraq;
  5. Facciamo appello perché sia impedito l’allagamento forzato dell’antichissima città di Hasankeyf per costruire la Diga di Ilisu, e ci impegneremo perché sia preservato il patrimonio naturale e culturale unico al mondo rappresentato dalle Paludi Mesopotamiche;
  6. Costruiremo alleanze, a livello nazionale, regionale e internazionale, per sviluppare politiche e pratiche che possano rendere democratica la gestione delle acque;
  7. Ci assicureremo che l’acqua venga usata in un modo che renda prioritario il diritto collettivo alla sopravvivenza, e non l’arricchimento di una minoranza;
  8. Considerando che la maggior parte dell’acqua che viene deviata è impiegata nell’irrigazione, i seguenti punti sono cruciali: per i contadini che operano in un sistema di economia di sussistenza, l’accesso all’acqua pulita è fondamentale. Ecco perché nelle aree vicine ai corsi d’acqua non dovrebbero essere usati prodotti chimici. Dal momento che i semi ibridi e i semi Ogm necessitano di moltissima acqua e danneggiano gli ecosistemi, dovrebbero essere utilizzati solo semi locali. I rifugi per gli animali non dovrebbero essere costruiti vicino ai corsi dei fiumi, per non causare danni alla qualità delle acque. L’acqua usata in agricoltura non dovrebbe essere contaminata dal sistema industriale. L’irrigazione vicino ai corsi d’acqua è possibile, ma l’acqua non dovrebbe essere trasferita in aree molto lontane dai fiumi. Inoltre, invece di impiegare grandi quantitativi di acqua per irrigare piante non originarie, sarebbe preferibile coltivare piante adatte al clima e alle condizioni climatiche locali;
  9. L’inquinamento e la distruzione del fiume Tigri è iniziata in modo intensivo alla sua foce. Una delle ragioni è che il Tigri non ha lo status di fiume nel suo tratto a monte, fino alla città di Bismil. Facciamo dunque appello perché sia lanciata una campagna internazionale per il riconoscimento dello status di fiume a tutto il corso del Tigri;
  10. Rafforzeremo la campagna “Save the Tigris” come network attraverso il quale gli attivisti e le attiviste in Mesopotamia possono scambiarsi informazioni e analisi, confrontarsi su questioni comuni e differenze, preparare dichiarazioni, report e campagne congiunte;
  11. Svilupperemo il Mesopotamian Water Forum come spazio aperto per il confronto su nuovi processi decisionali comuni a livello municipale, nazionale e regionale attraverso i quali formulare e promuovere in maniera partecipata e inclusiva politiche sull’acqua socialmente sostenibili;
  12. Implementeremo le raccomandazioni specifiche emerse dai workshop all’interno del Forum, così come enunciate nell’allegato;
  13. Organizzeremo un secondo incontro del Mesopotamian Water Forum a Diyarbakir (Amed), in Turchia.

Organizzazioni firmatarie e promotrici:

  • Save the Tigris Campaign (STC) · Humat Dijla (Tigris Keepers), Iraq · Mesopotamia Ecology Movement, North Kurdistan · Iraqi Civil Society Solidarity Initiative (ICSSI), Iraq · Initiative to Keep Hasankeyf Alive, Turkey · People’s Campaign to Save the Kind Zagros, Iran · Waterkeepers Iraq, Kurdistan Region of Iraq · Make Rojava Green Again Campaign, Rojava/Northeast Syria · Ecology Union, Turkey · Mountain Watch, Iran · DOZ international, Northeast Syria · Union of Turkish Chambers of Engineers and Architects (TMMOB), Diyarbakir (Amed) Branch, Turkey · KAREZE Environmental Organization, Iran · Lebanon Eco Movement, Lebanon · Rivers Without Boundaries, East and North Asia · Movement of Defence of Water, Land and Environment (MODATIMA), Chile · Un Ponte Per…, Italy · Corner House, UK · International Rivers, USA · Water Grabbing Observatory, Italy · Italian Forum of Water Movement, Italy.

 

Per maggiori informazioni:

Mesopotamian Water Forum

#MesopotamianWaterForum #Save_Tigris