Takoua in Iraq: un fumetto per raccontare le donne in lotta

29 Luglio 2022, 13:24

Takoua Ben Mohamed è una graphic journalist, produttrice e fumettista di origine tunisina. Nel dicembre 2021 è stata eletta da La Repubblica ‘Donna italiana dell’anno’, insieme a Liliana Segre e Ambra Sabatini. Qualche mese fa, Takoua ha disegnato la nuova tessera di Un Ponte Per per il 2022. In questi giorni è stata con noi in Iraq per un laboratorio di fumetto rivolto ad attiviste irachene e sudanesi.
Ce lo ha raccontato in quest’intervista.

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L’esperienza in Iraq è stata per me emozionante e arricchente. Non sapevo in che situazione mi sarei trovata. Dell’Iraq conoscevo poco, e le responsabili del progetto sono state eccezionali nel mettere insieme tante donne con background così diversi per esperienze di vita, famiglia, professione”. Inizia così il racconto che Takoua Ben Mohamed, fumettista e illustratrice famosa in Italia per graphic novel come “Sotto il Velo” e “La rivoluzione dei gelsomini”, ci fa del suo primo viaggio in Iraq.

Una missione, la sua, organizzata nell’ambito del nostro progetto “Al Thawra Untha” (La rivoluzione è donna), pensata per guidare una tre giorni di laboratori sul graphic journalism, organizzati con numerose attiviste irachene e sudanesi che si sono scambiate per tre giorni racconti di vita, esperienze di lotta, buone pratiche, idee sull’attivismo, all’indomani delle rivolte che hanno attraversato i loro paesi, e che le hanno viste protagoniste di pagine inedite di femminismo e partecipazione.


“Abbiamo iniziato con un gioco semplice, una serie di domande in fila a cui ognuna doveva rispondere”, racconta Takoua. “Così ho avuto modo di capire chi avessi davanti: non erano tutte donne arabe e irachene: c’erano anche curde ed ezide. E poi le attiviste sudanesi. E’ stato molto emozionante tenere insieme tutti questi pensieri, background, esperienze di vita. Tra loro c’era chi era attivista in prima linea durante le proteste; chi aveva perso persone care durante le guerre, chi invece aveva scelto di diventare attivista senza urgenze politiche o sociali, solo per vocazione”, spiega.

È partita da sé e dal suo lavoro, Takoua, raccontando ciò che fa e l’importanza del graphic journalism e del fumetto che “non deve essere banalizzato, anzi è un mezzo prezioso ed efficace per raggiungere le giovani generazioni e far passare loro messaggi politici anche molto importanti”, sottolinea. “Nei laboratori ho spiegato alle donne presenti come arrivare a realizzare un fumetto partendo dalle proprie storie ed esperienze personali. Abbiamo fatto un gioco per cui dovevano scrivere su un foglio 5 parole con cui si descrivevano e poi ne parlavamo. Dalla storia di quelle parole scelte si arrivava poi a un racconto: c’è chi ha scritto pazienza, chi forza, tutte parole che dietro avevano aneddoti, storie, famiglie, vita vissuta. A partire da questo sono emersi racconti importanti, alcuni direttamente connessi al tema del femminismo e dell’attivismo, altri meno”, prosegue.

 

 

Donne diverse, che hanno condiviso esperienze diverse. “C’era un’attivista sudanese, che ha spiegato la natura dell’etnia Nubi alla quale appartiene e le difficoltà che ha vissuto a causa dei conflitti sanguinari durante la sua infanzia; c’era una ragazza che ha scelto di studiare Ingegneria petrolifera, in un ambiente totalmente maschile, e si è vista ridicolizzare dai suoi stessi docenti; c’era una ex combattente curda che ha ricordato gli anni terribili di Saddam Hussein. E c’era chi, più semplicemente, ha raccontato le proprie difficoltà come donna all’interno del contesto politico, sociale e familiare patriarcale”, racconta Takoua.

Perché in fondo, a prescindere da provenienze, esperienze e storie anche molto diverse tra loro, “noi donne siamo tutte accomunate dalle stesse battaglie e dalla stessa lotta al patriarcato”, spiega.

Un’esperienza “davvero molto emozionante”, che speriamo porti a nuovi viaggi, nuovi incontri, e magari un nuovo libro in cui raccontarli.