Due anni di guerra in Ucraina: il nostro sostegno continua

23 Febbraio 2024, 18:47

Sono passati due anni dal 24 febbraio 2022, data di inizio dell’invasione russa in Ucraina.

Da quel giorno il dibattito pubblico è stato avvelenato da una logica bellicista che ha finito per sfigurare il volto stesso dell’Unione Europea. Noi di Un Ponte Per ci siamo uniti/e alle carovane di “STOP THE WAR NOW”, portando solidarietà alla popolazione aggredita e ci siamo rafforzati/e nella convinzione – dimostrata dall’incancrenirsi del conflitto-  che non esista soluzione militare della guerra.

La delegazione #StopTheWarNow

Non abbiamo mai chiesto la resa dell’Ucraina, che ha, ovviamente, il diritto di resistere all’invasore. Ma abbiamo ricordato ai Governi di leggere per intero l’art.51 della Carta delle Nazioni Unite, in cui si afferma il diritto a difendersi del Paese aggredito; ma fintantoché il Consiglio di sicurezza ONU, ovvero la comunità internazionale, non abbiano assunto le misure necessarie per ripristinare la pace e la sicurezza attraverso il negoziato e la diplomazia. Da due anni abbiamo invece assistito alla totale cancellazione di ogni atto di diplomazia e alla rinuncia della politica a scegliere altre vie da quella delle armi e dello scontro militare.

Dopo due anni di guerra, in Ucraina sono più di 14 milioni le persone che necessitano di assistenza umanitaria, circa 6,5 milioni di persone hanno lasciato il paese e 3,5 milioni sono sfollate. In Russia, Putin sta rafforzando la repressione del dissenso e la criminalizzazione dei pacifisti – come dimostra la condanna di Boris Kagarlistky a 5 anni di carcere -, mentre continua a nascondere i numeri dei soldati uccisi o feriti, stimati attorno ai 300mila.

Occorre fermare il massacro su entrambi i fronti e continuare a chiedere il ritiro delle forze russe occupanti.

Sin dall’inizio ci siamo attivati/e per supportare la popolazione ucraina nell’affrontare le drammatiche conseguenze di questa guerra e per difendere pacifiste/i e obiettori di coscienza in Russia, Bielorussia e Ucraina.

Abbiamo supportato gli attivisti russi fuggiti all’estero nel costruire campagne di controinformazione e di condanna della guerra da diffondere all’interno del paese.

Insieme ai nostri partner locali, oggi lavoriamo nelle scuole ucraine per rafforzare la coesione sociale dei/lle giovani, con programmi dedicati alla gestione del trauma, al primo soccorso psicologico e all’educazione alla pace. Sono più di 200 le scuole che abbiamo coinvolto in questo percorso. Le stesse scuole sono state coinvolte nella realizzazione di podcast, affinché ragazzi/e possano raccontare le proprie storie, con le speranze e i desideri di chi sta crescendo con le bombe nelle orecchie.

Con i nostri Corpi Civili di Pace, stiamo lavorando all’inclusione della comunità ucraina rifugiata in Romania, con un particolare focus su donne e giovani.

Negli ultimi 6 mesi abbiamo continuato a sostenere le spese legali di pacifisti/e minacciati/e, come Olga Karatch di “Our House”, che da anni si batte per i diritti umani in Bielorussia e per il diritto all’obiezione di coscienza al servizio militare. Olga è perseguitata e rischia la pena di morte nel proprio paese, dove è considerata “terrorista”. Proprio ieri le è stato riconosciuto a Montecitorio il premio Alexander Langer.

Ci uniamo all’appello di Olga, lanciato da un palco romano lo scorso ottobre: “L’Unione Europea deve tornare a svolgere il suo ruolo per la pace, schierandosi fermamente per il cessate il fuoco e attivandosi per una soluzione politica del conflitto”. Parole che abbiamo fatto nostre.

Fermiamo questa spirale autodistruttiva, gridiamo insieme il nostro NO alla guerra. Solo la pace è un buon investimento.