Dall’Iraq all’Italia per il secondo scambio giovanile di DIMMI

8 Luglio 2019, 12:44

Nell’ambito del nostro progetto DIMMI di Storie Migranti, cinque studenti di altrettante università italiane a giugno sono partiti/e per uno scambio culturale durante il quale hanno visitato l’Iraq. Dieci giorni tra Erbil e Sulaymaniyah, nel Kurdistan iracheno, dove hanno avuto modo di conoscere da vicino il nostro lavoro di costruzione della pace dal basso, quello dei Centri giovanili che abbiamo aperto nel paese, ma soprattutto l’impegno di ragazze e ragazzi iracheni con cui ogni giorno lavoriamo.

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Poi, è stato il loro turno di venire a trovarci: Shanya, Sara, Gzng, Waleed e Sami sono arrivati per la prima volta in Europa, e hanno attraversato l’Italia grazie all’ospitalità dei nostri Comitati Locali. 

Hanno partecipato anche alla nostra Assemblea Annuale 2019, a Napoli, e ad un’azione di solidarietà con la capitana di Sea Watch 3, Carola Rackete, in quelle ore in stato di fermo.

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“Il programma di scambio giovanile è stata una grande opportunità per me di arricchire le mie conoscenze dal punto di vista culturale e sociale. Mi ha aiutata ad incontrare nuove persone, a comprendere differenti background culturali e prospettive delle comunità”, racconta Shanya, che prima di arrivare aveva qualche timore. “Non sapevo quale sarebbe stata la prospettiva delle persone in Italia verso di me, donna irachena. Credo che molte comunità occidentali abbiano un pregiudizio verso noi irachene/i, come aggressivi, traumatizzati dal terrorismo, privi di libertà. Credevo sarebbe stata una sfida mostrare alle persone che stiamo combattendo per piantare semi di pace nel nostro paese. Invece, sono stata accolta con calore e affetto”, spiega.

Le stesse preoccupazioni le aveva anche Sara, che era molto curiosa di conoscere la cultura europea. “Temevo che la più grande sfida sarebbe stata quella di farmi accettare per il mio hijab, e avevo timore di viaggiare da sola per la prima volta nella mia vita. Ma la mia famiglia è stata entusiasta e mi ha molto supportata. Mi sono fatta coraggio, e quando sono arrivata in Italia ho trovato una bellissima accoglienza”, racconta.

Le fa eco Waleed, che racconta quanto la sua famiglia sia stata felice di vederlo partire per questo viaggio. “Ho accettato di partecipare allo scambio giovanile per scambiare visioni ed idee con la gioventù europea, per familiarizzarmi con la civiltà europea e i moderni sviluppi tecnologici in Italia. Avevo un grande interesse ad attraversarla e a scoprire l’Europa”, spiega.

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La famiglia di Gzng neanche ci credeva, quando ha raccontato loro che sarebbe stata coinvolta in uno scambio giovanile, e insieme a noi avrebbe visitato per la prima volta l’Italia. “Quando hanno capito che ero seria sono stati felici e mi hanno augurato buona fortuna. Per me partecipare a questo scambio era una grande opportunità di esplorare un’altra cultura, conoscere costumi diversi dai miei, scambiare opinioni con giovani di altri paesi su quello che sta accadendo nel mondo”, racconta.

Sami, che con noi lavora da tempo, e dopo aver conosciuto uno dei nostri Centri giovanili in Iraq ne è diventato il coordinatore, non ha smesso un momento di scattare fotografie. Appassionato di foto e videomaking, aveva timore prima di partire che i/le giovani in Italia non parlassero inglese, e non avesse così modo di conoscerli e parlarci. “E’ andato tutto benissimo invece, ho scoperto nuove culture e nuovi luoghi”. E ha anche capitanato la piccola imbarcazione con cui abbiamo manifestato, insieme a loro, per la libertà di movimento e il riconoscimento dei diritti di tutte e tutti.